Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Parte III - II comune teramano nell'evo medio.
      veva dunque la città obbedire al capitano in tutto ciò che spettava al costui ufficio ed aver per rati e fermi tutti gli ordini che egli emetterebbe legalmente. Quando poi il capitano era proposto dal comune alla regia elezione, siccome vedremo' al proprio luogo (cap. xv, § 2), dobbiamo credere che i legami fra l'uno e l'altro fossero più stretti. Tanto sia detto per le relazioni legali. Ma ve n' ebbero altresì extra-legali, e quali ancora ! Nientemeno che queste si annodavano a colpi di bastone. Di tali fatti esiste ancora nel nostro comunale archivio il documento. È questo un instrumento1 di transazione rogato presso Chieti ai io maggio del 1557 (i), col quale la città di Teramo, dopo essersi scusata innanzi a Napoleone Orsini, conte di Manoppello e logoteta del regno, delle ingiurie e percosse inferite al nobile Covello Gallo di Napoli, non che a' familiari nel costui ingresso in Teramo qual capitano, col dire che questi era entrato all'improvviso, e senza -la previa intimazione dalla legge prescritta, in città « tunc male disposila propter « certa conimissa ibidem » quali non si dice, ma che probabilmente riguardavano abusi, di cui più innanzi si dichiara reo il Gallo. Per questo accordo quindi Berardo de Forcella, rappresentante (« sindi-cus »), della città, a nome degli uomini, degli ufficiali e de' consiglieri (« consiliarios »), paga a titolo di transazione al Gallo cento ducati di oro ed in oro, e questi si dichiara soddisfatto, rinunziando insieme a continuar più oltre nel carico di capitano in Teramo, anche col regio consenso (« exercendo cura voluntate regia ») e principalmente di farsi proporre come tale per l' anno corrente (« maxime « prò anno proponi ad dictum offitium »). E tale rinunzia tanto più volentieri egli compiva, in quanto che confessavasi autore di ingiurie di parole e di fatti (« verbales et reales ») arrecate a parecchie persone nel suo ingresso in Teramo. Fin qui il documento, il quale, per la sua importanza, e noi riprodurremo in fine (doc. xv) ed analizzeremo qui sotto il doppio rispetto di fatto e di diritto. Pel primo capo noteremo la condizione, che l'atto ci rivela, dei tempi si stranamente torbidi, ne' quali un governatore entrava in città quasi diremmo da nemico, e come tale quindi essendo trattato, con vicendevoli ingiurie. Ma la causa erane solo la tempesta dell' epoca gravida di audacie militari e di violenze popolari ? Ovvero operava altresì in tal senso la naturale e storica avversione de' Teramani, sempre cupidi di libertà, contro un capitano nominato dal re, sia pure a proposta loro ? Agivano forse tutte e due
      (i) Arch. Gora, in Teramo, Atti dei privati, perg. n. 34.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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