Il Comune Teramano di Francesco Savini
194 Parte III - II comune teramano nell'evo medio.
Ma non bastavano ai Teramani le brighe col regio capitano, che essi le accattavan pure col governatore della vasta provincia dell'Abruzzo ulteriore. Difatti il Palma (i) ricorda una commissione di re Carlo II del 1304 (2), diretta a Carlo Bussone, giustiziere del detto Abruzzo, acciò esigesse dalla città di Teramo ]a somma di dugento once d'oro, qua! pena ad essa inflitta per gli eccessi quivi compiti contro il mentovato Bussone. Il Palma aggiunge: « non sappiamo di quale natura, né per quale motivo ». I giustizieri inoltre suscitavano il mal contento, allorché, venendo a Teramo per tenervi le generali inquisizioni, rifiutavano di comunicare agli interessati le copie de' carichi; dal che nascevano arbitrii ed ingiustizie (3). I nostri perciò ricorsero al re, e questi, nel 1306 (4) ordinò al giustiziere, Niccolo di Roccaforte, sotto pena di cinquanta once d'oro, di dare le domandate copie. Ora noi supporremmo che, siccome di questo malcontento erano causa i citati arbitrii, cosi ancora di quegli eccessi, di cui il Palma dichiara non conoscere la qualità né la ragione, fossero stati i motivi arbitrii analoghi ed anche forse la naturale e storica avversione dei Teramani ali' esercizio del potere regio tra le loro mura, testimoni della piena libertà comunale fino allora da essi goduta. Ecco dunque quali erano le relazioni di fatto è di diritto fra la nostra città e chi veniva a governarla in nome del re, durante quel periodo della nostra storia municipale, che noi abbiamo chiamato di semilibertà.
7. Essendo dunque tali le relazioni fra cittadini e regii rappresentanti, vediamo ora quali si fossero quelle che direttamente intercedevano fra i Teramani ed il governo centrale di Napoli. I tempi erano torbidi e i legami fra sovrano e sudditi erano nel medio évo assai lenti : naturai tendenza dell' uno era di meglio stringerli, e degli altri invece di allargarli quanto più potessero. Cosi, ad esempio, quando trattavasi di dover militare fra le regie schiere, i nostri adoperavano ogni mezzo per andarne esenti. Ciò difatti seguiva, allorché Antonio di Acquaviva, che più tardi vedremo (cap. xvi, § 2) signore di Teramo, andando nel 1376 per ordine di Giovanna I al soccorso di Gomez Albornoz (nipote del celebre cardinale Egidio) assediato dagli Ascolani nel castello di questa città, voleva obbli-
(1) PALMA, op. eh., voi. II, p. 47.
(2) Reg. Car. II, A, leti. B, ap. PALMA, op. cit,
(3) PALMA, op e loc. cit.
(4) Reg. cit. A, leti. M, D. ap. PALMA, op. cit.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (216/635)
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