Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. XIII - Suoi atti nel periodo semi-libero (1292-1388). I 95
      gare gli uomini di Teramo a seguirlo in quella impresa. Ricorsero allora questi alla regina, la quale, ai 24 giugno di detto anno, lor concesse, come narra il Muzii (i), la bramata esenzione. Tanto debole dunque era in quell' epoca l'autorità regale, quanto ampia la libertà de' comuni, sebbene questi nel regno menassero quella vita grama che ognuno conosce. Ora se alle università non riusciva molto malagevole lo schivare, con sapienti temporeggiamenti e con opportune suppliche al re, di servirlo in guerra esterna, molto meno difficile ciò doveva essere quando le fazioni dinastiche contendevansi con 1' arme in pugno il possesso del regno. Di vero, durante la guerra, che per questo fine ardeva negli anni 1382-84 fra Carlo III di Durazzo e Luigi, duca d'Angiò, fratello di Carlo V •di Francia, la nostra città non voleva a niun patto dar di piglio alle armi a difesa del primo, per quanto ripetute fossero le ingiunzioni di Carlo III. Di che sta la pruova in due documenti. II primo è una lettera di quel re data ai 15 marzo del 1383 da Napoli, già nel cittadino archivio ed ora solo nel Palina (2), la quale, per la sua importanza, noi daremo per intero fra i documenti (n. XVIH). In essa il re si maraviglia con l'università e con gli uomini di Teramo che, quantunque « alias vobis scripserimus » di romper la tregua « cimi nostris rebellibus », non solo non aveano ciò fatto, ma l'avevano riconfermata. Perciò comanda loro « districte » di rompere essa tregua « dampnificando eos quanto poteritis ». Non sappiamo se quest'ordine fosse stato eseguito, ma un altro documento di regii favori accordati dallo stesso Carlo III ai Teramani, appunto in occasione di quella guerra « durante presentis guerre turbine», il quale dobbiamo qui esaminare anche perché riguarda un privilegio de' nostri di assoldar gente in tempi guerreschi, ci fa credere che essi finalmente si risolvessero a prendervi parte. È un ordine di detto re spedito da Barletta ai j giugno del 1384 al capitano di Teramo ed ali' « Erario per eumdem capitaneum ac « universitatem ... electo » che si serba tuttora nell' archivio co-munitativo (3) e che noi daremo in fine (doc. xx) nella sua integrità. Essa comanda al capitano, attuale o futuro, di permettere (« patiaris ») all'università « prò preservacene et custodia » durante la mentovata guerra, l'armare e condurre venti fanti con lo stipendio mensile e per ciascuno di tre fiorini d'oro, ingiungendo
      (1) MUZII, op. cìt., dial. 2°.
      (2) PALMA, op. cit, voi. II, p. 80.
      (3) Arch. Coni, di Teramo, Atti dei principi, perg. n. xxi.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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