Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. XIII - Suoi atti nel periodo semi-libero (1292-1388). '97
      fessione nelle sue leggi (i). Pare che ciò desse cagione o pretesto alle lotte che seguirono coi vicini baroni ghibellini. Costoro difatti fin dal 1309 levaron gli scudi contro il re Roberto d'Angiò, gran capo di guelfi in Italia e, come ci mostra un registro di quel re e di quell'anno, riferito dal Palma (2), insieme con Matteo di Ale-latino (3) ed Oderisio di Corropoli fecero dalla prossima Marca un'irruzione a Torre del Tronto, involandovi uomini ed animali. Un altro fatto, accaduto poco appresso, mentre sembra collegarsi con 1' ora narrato, ci mostra altresì 1' azione diretta del nostro comune in siffatti avvenimenti. Esso, rimasto ignoto al Palma, ci viene rivelato dai superstiti documenti angioini (4), ne' quali esiste un diploma di re Roberto d'Angiò, cosi compendiato dal Minieri-Riccio (5) e portante la data del i' novembre del 1315: « Circa « la metà di settembre del 1315 varie città e terre di Abruzzo si « ribellarono contro i baroni e diedero mano alle armi. Quei di « Molitorio ribelli più degli altri si unirono con quelli di Teramo « ed assaltato il castello di Montorio e presolo ne uccisero il baroue Dragone (il documento teramano qui sotto citato lo chiama « invece Ugone) Alamagno e spianarono al suolo la fortezza. Di «ciò informato re Roberto in questo giorno (i° novembre 1315) « spedì Gentile Orsini, maestro giustiziere del regno, per sedare « quella ribellione e punire i rei». Un documento poi dei 15 di gennaio del 1317, tuttora nel nostro cittadino archivio (6), ci dovrebbe dimostrare che non vi fu d' uopo di repressione, giacché con esso il comune teramano, per mezzo di fra Angelo abate di S. Angelo in popnlis e nunzio della città di Napoli, venne a composizione col nobile Guglielmo Alamagno, pagando a costui una certa somma di danaro e ottenendone la remissione dell'omicidio di Ugone, fratello di Guglielmo, perpetrato dagli uomini di Teramo. Vediamo ora se v* ha legarne storico fra questi due fatti. Esso non appar certo a prima vista fra la scorreria ghibellina del 1309 e la ribellione del 1315, tanto più che il re Roberto, capo de' guelfi, mostra qui di voler sedare con la forza i moti del 1315. Ma la dicitura del documento, o piuttosto del Minieri-Riccio, non è chiara, giac-
      (1) Cfr. Statuti teram. del 1440, Firenze, 1889, lib. Ili, rubr. 19.
      (2) PALMA, op. cit., voi. II, p. 49.
      (3) FR. SAVINI, / signori di Melatine*, Firenze, 1881, p. 270.
      (4) Arch. di Stato in Napoli, Reg. Ang. 1315, 1516, E, n. 206, fol. 31', e 1515, B, n, 205, fol. 195'.
      (5) In Arcìi. Star, nafol, a. 1882, fase. II, p. 343.
      (6) Arch. Com. di Teramo, Atti ilei privati, perg. n. 14.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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