Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. XIII - Suoi atti nel periodo semi-libero (1292-1388). 2OIessa esercitavasi tra noi dai mercanti della Toscana e dell'Umbria. In questo periodo poi tal commercio era cagione che le nostre relazioni si annodassero con le più potenti e floride repubbliche della penisola. Così difatti avvenne nel 1355, come, ci prova una preziosa lettera di Giovanni Gradenigo, doge di Venezia, dei 18 agosto di quell'anno, già nel comunale archivio ed ora smarrita come tante altre carte. De' nostri storici il solo Antinori (i) ne da minuto conto e noi qui riferiremo le stesse parole di lui: « Era morto « da un anno in Teramo Giovanni Campanaio di Lucca, ma che « aveva lungamente abitato in Venezia, nella quale aveva lasciati « molti debiti ; onde i consoli de' Mercadanti avevano mdndato in « Teramo Donato fratello di lui, perché ne esigesse e ricuperasse « i beni per pagare i creditori. Il Donato frodolentemente trasportò « in Lucca quanto aveva potuto ricuperare, senza compire il suo « dovere. Restò Berardo di Buccio di Teramo debitore al Giovanni in quarant'uno libre, per le quali aveva composto di dare « trecento ducati; de' quali ne aveva assicurati ducento, e per gli « altri cento aveva fatto sequestrare certa quantità d'olj in città di « Penne. Il doge di Venezia Giovanni Gradonigo ne scrisse al « comune di Teramo, perché facesse rivocare l'assicurazione della « prima partita, e liberare il sequestro a favore de' creditori, talché « il denaro andasse in mano loro, non già del Donato, il quale « aveva dato in ciò il suo contentamento » (2). Noteremo intanto che qui non appaiono le ragioni, che ebbero indotto in Teramo questo mercante lucchese, ma certo dovett'essere il commercio dei pannilani che ve lò spinse e pel quale tanti suoi corregionarii dimoravano allora in Teramo, siccome qui sopra abbiamo osservato. Ci sembra non meno opportuno qui rilevare che antichissime erano anche allora le relazioni non solo commerciali ma anche politiche delle nostre contrade (se non propriamente di Teramo) con la repubblica di Venezia. Difatti ci siamo imbattuti, in un'opera anonima sulla moneta (3), con un atto delibo dell'imperatore Lo-
(i) ANTINORI, Meni. mss. di Teramo cit., ad an. 1555. Egli cita per Li mone del Campanaio il necrologio atriano ai 6 febbraio e 6 maggio, e per la lettera ducale: « Litter. Due. Venet. Job. Grad. ad Cornuti. Teram. dal. 18 « Aug. Imi. 8 (cioè 1355), in archiv. Civ. Teram. ».
(i) Neppure nell'archivio di Stato in Venezia si rinviene cotesta lettera ducale, giacché il chiar. soprintendente comili. Stefani con sua lettera dei 7 giugno 1892 ci ammonisce che « essa verisimilmeme doveva formar parte « della serie Lettere Atl Colkgio che mancano pel 1355 ».
(3) Dell'origine e del commercio della moneta, l'Aja, 1751, p. 119.
II
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (223/635)
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