Il Comune Teramano di Francesco Savini
2O2 Parte III - 11 comune teramano nell' évo medio.
tario, che costituisce un patto fra Pietro Tradonico, doge di Venezia e vicini di questa (vicini Veneticorum), pel quale si stabiliscono varie constituzioni intorno ai loro confini e al loro commercio. Ora i vi terminano la serie di que* vicini « Firmenseset Pinnenses». Noi dunque, che stavamo tra i Permani ed i Pennesi, eravamo implicitamente compresi in quella convenzione, e ciò tanto più è da credersi, in quanto che da poco allora, siccome altrove mostrammo (cap. vit, § 4), la nostra città dalla dipendenza di Fermo era passata a quella di Spoleto, pur restando unita alla prima. Ciò detto, entriamo ora nel più modesto campo delle relazioni commerciali di Teramo coi prossimi comuni. A far ciò molto ci gioverà l'analisi di un notevole documento ancora esistente nell'archivio cittadino (i) e che, non visto dai nostri storici, noi pubblicheremo in fine (n. xvi). Esso è un pubblico instrumento rogato ai 9 di dicembre del 1362 alla presenza di Niccolo di Amico di Giacomo Probe di Atri, giudice reginale di essa città, per mano del notaio reginale Gualtieri di Niccolo Nntiili pur di Atri, nel reginale palazzo (che fu poi de' duchi Acquaviva) di Atri. Con esso l'università e gli uomini di questa città radunati in detto palazzo giusta il solito al suono della campana ed alla voce del banditore « de mandato viri magnifici Gutii de Cosis de Florentia « reginalis capitane! civitatis iam diete », dessero notar Luzio di Pietro Assalii e Luzio di notar Angelo di Atri a loro rappresentanti con l'incarico di stringer patti con l'università di Teramo sulle riscossioni da farsi da questa e da pagarsi ai gabellotti e ai credenzieri (2), stabiliti in Teramo per esigere a conto di Atri la gabella tanto del fondaco e della dogana (3), quanto del carico e dello scarico delle merci dei Teramani sulle navi e dalle navi nel porto e nella spiaggia (splaio) di Cerrano, posta nel distretto e nel territorio di Atri (4) ; non che con l'incarico di fare accordi
(1) Arch. Coni, di Teramo, Atti Uti privali, perg. n. 38.
(2) II REZASCO, Di^ian. star, ed amm., alla voce credenziere spiega: « Nel « Napoletano e nel Siciliano, ufficiale che nelle faccende camerali e nelle « dogane e gabelle avea l'ufficio del riscontriere » ch'era appunto quegli che teneva la scrittura a riscontro d'altro ufficiale.
(j) La gabella della dogana era, come ognun sa, quella che pagavasi per l'estrazione, l'introduzione ed il passaggio delle merci, mentre quella del fondaco sborsavasi, per decreto di Federico II del 1220, sulle merci deposte nel fondaco della dogana.
(4) Di questo antico porto di Atri, minato nel secolo xvi da una straor-i dinaria tempesta del mare Adriatico, esistono ancora le tracce in quei grandi \, macigni, che si scorgono mezzo sommersi appio della torre anche oggi detta
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (224/635)
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