Il Comune Teramano di Francesco Savini
20o Parte III - II comune teramano nell' évo medio.
nel fiorino d'oro di Firenze, nel genovino, nel ducato o zecchino di Venezia e nel detto nostro ducato d'oro di grammi 3.535, abbiamo il fiorino di questa nostra carta equivalente a lire italiane 12.17 (i). Il ragguaglio fatto da essa carta è oltreinodo prezioso, giacché ci mostra che il valore dei metalli è oggi triplicato su quello del secolo xiv, valendo adesso lire 12.17 quella quantità di oro, che allora contava per lire 4.05. Si fa pure talvolta menzione nelle nostre pergamene, siccome in un istrumento dei io luglio del 1375 (2), dell'oncia d'oro da sessanta carlini, ossieno sei ducati, la quale, se allora valeva lire 25.50, ora, pel suddetto triplicato aumento, ne varrebbe 76.50. In quanto alle monete di metallo vile, ossia di bronzo, queste tra noi erano i salii o soldi e i denari, come dimostrano tutte le citazioni del libro censuale del capitolo aprutino del 1348, tranne una sola riguardante due tarmi d'oro (3). È utile da ultimo notare qualmente il nostro comune, anche nelle monete, seguisse l'uso dell' Italia centrale nell'adope-rare i fiorini o ducati d'oro, le lire, i soldi e i denari, senzadio mai le nostre carte parlino delle monete napoletane (tranne qualche rara volta dell'oncia d'oro) del tari, del carlino e del grano (4). Il che è un altro segno notevolissimo delle nostre tendenze verso la parte più culta d'Italia e della costanza nostra nel mantener vive, ove potessimo, le tradizioni dell'antica autonomia.
Dalle monete passiamo, facile passaggio, alle misure, a quelle poche, s'intende, di cui s'ha memoria nelle nostre carte nel periodo qui considerato. Si mentovano solo quelle di capacità: staia, staiuoli «starolas », tomoli e mezzi. Difatti nell'or citato libro censuale del 1348 (5) alcuni censi appaiono pagarsi in staia e « starolis, de quibus vadit per tumulum grani starolas xnn, ad istam « mensuram que nunc est » ; preziosa clausola, che ci rivela tre
(1) Cfr. DESIMONI, in Ardi. Stor. HJÌ., d;sp. i* del 1887, p. 101.
(2) Ardi, di S. Ciò., n. 55.
(3) PALMA, op. cit., voi. II, p. 62.
(4) II carlino pesava in origine '/, d'oncia, ovvero grammi 3.341 ed era a bontà di n once e 3 sterline; ma nel 1305 Carlo II aumentò il peso del carlino nella misura di '/> del precedente, conservando però lo stesso titolo; per cui doveva pesare gr. 4.009. I carlini di Roberto, benché nella commissione di zecca più volte si ripete che devono pesare trappesi 4 '/i. pesano poco più di gr. 3.80 e questo di Carlo III, 3.70; ma andarono sempre più diminuendo; e que' di Renato pesano 3.50 o 3.55 ed ancora meno quelli di Alfonso e di Fcrdinando I. (Cf. A. SAMOOM, in Ardi. Stor. napol., an. 1893, fase. II. p. 580, in nota).
(5) PALMA, op. e loc. cit.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (228/635)
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