Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. XIV - Sue condizioni nel periodo semi-libero (1292-1388). 207
      fatti : i° che la misura antica teramana di capacità era lo staio; 2° che quella corrente nel secolo xiv era il tomolo; e 3° che lo staiuolo equivaleva alla quattordicesima parte del tomolo, il quale poi andava diviso in due mezzi o mezzetti, come si disse, fino ai nostri tempi: si sa poi che il tomolo equivale a litri attuali 55 e mezzo. Notisi intanto ancor qui che lo staio, comune con le vicine Marche, è un'altra delle numerose prove dell'antico legame storico fra noi ed esse, si spesso da noi ricordato.
      Ed ora del catasto. Questo era ancora un desiderio nel 1327, giacché nel patto di Montorio di quell'anno abbiamo letta (cap. x, § 16) la frase: « se il catasto non si farà così sollecitamente ».; la quale ci pruova che era stabilito doversi fare, ma che ancora non era stato compilato. Certo c'era 1* intento, ma questo sembra trovasse ostacolo nel regio fisco, se deve interpretarsi nel nostro senso un mandamento della regina Giovanna I del 1367 riferito dal Muzii (r). Esso vieta ai Teramani di fare un nuovo apprezzo per ripartire i pesi per estimo, ordinando loro di pagare le tasse fiscali con l'esazione delle gabelle accordate dai re predecessori. Pare però che i nostri fossero riusciti ad ottener lo scopo già nel 1381, perocché ne' patti tra Teramo e gli abitanti della badia di S.Atto analizzato più indietro (cap. x, § 16) si stabilisce che le case, che costoro avrebbero edificato in Teramo, sarebbero state descritte nel catasto di questa città. Vedremo poi a suo luogo (cap.. xvn, § 3) una deliberazione del Parlamento, riferita dal Muzii (2), che ordina il catasto dei beni cittadini nel 1408. Da tutto il detto si scorge, e si noti.anche ciò, quanto poco valesse l'autorità regia negli affari interni finanziarii de' comuni in quel tempo.
      Lo scopo del catasto non era purtroppo quello scientifico e moderno della statistica, sibbene l'altro del tutto fiscale. Così dunque ci troviamo nel campo dei tributi. Questi, come oggi si direbbe, erano diretti ed indiretti: i primi risultavano dall'apprezzo dei beni mediante il catasto o la numerazione dei fuochi, ossierio famiglie, e i secondi consistevano nelle gabelle. Pare, pel detto di sopra, che il regio fisco preferisse far riscuotere le tasse dai comuni in quest' ultima maniera. In questo periodo dunque i balzelli esigevansi, in quanto al primo capo, in collette, ossieno raccolte, proporzionate al numero dei fuochi, di che si ha memoria fin
      (1) MUZII, op. eh., dial. 2'.
      (2) MUZII, op. cit., dial. 3°.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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