Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cnp. XIV - Sue condizioni nel periodo semi-libero (1292-1388). 2O1)
      le gabelle sopraddette ed il quartuccio imposto sopra ogni mercanzia dei forestieri. Era poi sempre il comune che si addossava il carico di riscuotere i balzelli e regii e cittadini, i quali si versavano al depositario ossia tesoriere della città, traendosene poi quel che dovevasi al fisco dello Stato. Non è certo da domandare se Li contribuzione ai pesi fiscali e alle spese per le opere pubbliche fosse comune per Teramo e pei mentovati paesi: assumevasi però la prima l'obbligo di supplire a ciò che mancava nelle tasse dovute dai villaggi al governo centrale e di convenirne il superfluo a comune vantaggio. Nondimeno la gravezza dei pesi fiscali subiva qualche diminuzione allorquando alcuna calamità, o particolare a Teramo o generale al regno, affliggeva i popoli. Così la prima, nel 1343 colpita dalla fame e dalla peste, ottenne un sollievo dalle tasse che la premevano e n'è il documento nei registri angioini (i), ove si legge: « Universitati terre Terami provisio « super capitulis ei concessis et modo solutionis collectarum stante « fame et peste que proxime preteritis annis 7, 8 et 9 indictionis (1339, 1340 e 1341) in regno nostro Sicilie et specialiter in « aprutina provincia ferventer invaluit». E non solo in queste particolari, ma anche nelle universali angustie del regno si ottenevano siffatti sgravii : difatti nel nostro archivio cittadino si serba tuttora (2) un diploma della regina Giovanna I dei 5 luglio del 1364, col quale, riferita integralmente la remissione delle adoe e delle collette concessa ai baroni ed alle università del regno pei sacri-fizii sostenuti durante le passate invasioni con l'eccezione da tale indulto di chi maliziosamente avesse patteggiato per Ludovico di Durazzo « rebellem nostrum », si estende simile remissione a tutte le terre demaniali dell'uno e dell'altro Abruzzo (corrispondenti ai tre attuali), purché pagassero entro quel mese di luglio la metà del sussidio dovuto alla regia corte, restando insieme condonata l'altra metà, giusta la loro domanda. Fra le tasse regie debbonsi in ultimo annoverare, siccome abbiamo visto (cap. xni, § 11), nel patto amano del 1362, la gabella della dogana sull'estrazione, sull'introduzione e sul passaggio delle merci e l'altra detta del fondaco, che esigevasi, per decreto di Federico II del 1220, sulle mercanzie deposte nel fondaco della regia dogana.
      (1) Cfr. MiNlERi-Riccio, Notizie su sessantadue rea. ang., Napoli, 1877, p. 8, ove si cita dall'arch. di Stato di Napoli il Reg. Ang. 1343-1344, F, n. 341, fol. 297.
      (2) Arch. Com. di Teramo, Atti dei principi, perg. n. xm.
      SAVINI, // comune teramano. 14


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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