Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      2 IO Parte IH - II comune teramano nell' évo medio.
      Ora dai tributi passando in salarii, materia affine, diremo che questi si sborsavano tutti dal comune, compreso quello assegnato al giudice., primo de' cittadini magistrati, siccome appare dal più volte citato patto con Molitorio del 1327.
      2. Tutto il suddetto riguarda lo stato finanziario del nostro comune: in quanto poi a quello economico, che gli sta d'appresso, dalla frequenza del carico e dello scarico delle merci teramane nei due vicini porti di S. Flaviano e di Cerrano argomentammo già incidentemente nel principio del precedente paragrafo quanto prospere dovevano essere in questo periodo le nostre condizioni eco-nomiche. Principalissima tra le industrie teramane fu sin dai tempi romani, siccome vedemmo (cap. v, § 4), quella del lanificio. Si è visto nell'antecedente paragrafo il dazio concesso nel 1304 dal re ai Teramani sulla vendita dei pannilani: ora il medesimo ci fa pensare all'esistenza (sebbene qui si parli di vendita e non di fabbricazione) di simile arte in Teramo fin da quel tempo. Ciò è molto da notarsi, giacché nel regno di tale industria è reputata quasi fondatrice la casa aragonese nel secolo xv (i) ; mentre nei secoli antecedenti essa non vi esisteva affatto. Invero nel secolo xm, come nota il prof. De Blasiis (2), Cado I d'Angiò aveva tentato d'introdurre nel regno la lavorazione dei panni di lana, là ove ogni cosa abbondava « pannis laneis dumtaxat exceptis » (3) : più tardi poi nel 1308 invitò maestri fiorentini e i frati umiliati, pur da Firenze, il re Carlo li, acciò venissero ad attendere « lanificii rninisterio » (4). Si vegga dunque quanto noi, più vicini alla parte culta ed industre d'Italia, eravamo allora superiori, anche nelle condizioni economiche, agli abitanti di quasi tutte le contrade del regno.
      Il campo maggiore, ove queste industrie si svolgevano, erano anzitutto le fiere e i mercati : antica fra noi è la fiera di Pentecoste e nel citato archivio (j) esiste ancora il privilegio con cui la regina Giovanna I ai 13 ottobre del 1343 concede ai Teramani quella fiera per la durata di otto giorni, incominciando dal dì della festa; essa continua ancor oggi, ma per un sol giorno, il lunedì di Pentecoste. Un' altra fiera fu instituita durante questo periodo, ed il
      (1) Cf. G. CECI, in Arch. Star, nap, a. 1892, fase. I, pag. 37, ove se ne adducono le prove.
      (2) DE BLASIJS, in Arch. Star, ìiup., a. 1892. fase. I, p. 97.
      (3) Reg Ang. 28, fio!. 277, a t. ap. id.
      (4) Reg. Ang. 167, fol. 258, ap. id. (j) Arch. Coni, cit., n. v.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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