Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. XIV - Sue coadizioni nel periodo semi-libero (1292-1388). 21 7
      ad un chilometro ad occidente di Teramo, e l'altra fonte a doglio, (nome pur della contrada) tuttora esistente nel Pennino e propriamente sulla strada mulattiera che guida per questo colle da Teramo a Miano, il qual fonte serbò fino a poco fa il vecchio nome ed ha ora quello dei paduìi da questi che una volta lo circondavano. Il suddetto libro censuale del 1348(1) così cita queste due fonti: « fonte Abaliana, fonte Adolia »LVeniamo ora agli edifizii propriamente detti e parlisi in prima del maggiore tra essi, ch'era il duomo. Questo col titolo di S. Maria innalzato nell'attuale luogo, invece dell'antico quasi in tutto (ne resta una parte nella presente chiesetta di S. Anna de' Pom-petti) distrutto dal famoso incendio del secolo XH, dal vescovo Guido II subito dopo questo, fu rifatto dal suo successore, dal romano Niccolo degli Arcioni nel 1332, siccome mostra ancor oggi l'epigrafe sull'architrave della magnifica porta del celebre Adeodato Cosmati, riferita anche dal Palma (2). Ed è gran danno che oggi rimanga solo questa a provare il fiore a cui era allora salita fra noi l'arte edilizia e più non si possa ammirare l'interno minato dal barocco restauro compiuto dal vescovo de' Rossi nella prima metà del passato secolo. Altro argomento del felice stato di quell'arte in Teramo sono i due templi, ancor essi malconci da abbandono e da infelici trasformazioni, di S. Francesco finito appunto nel principio di questo periodo, nel 1327, come ha l'inscrizione che ora leggesi nell' ingresso della nuova sacristia ; e di S. Domenico, più vasto ma meno ornato, altresì terminato in questo secolo, giusta il Palma (3) ed ora miseramente ridotto a caserma.
      Accanto alle chiese il religioso medio évo poneva spesso il pubblico palagio: esempio insigne, il palazzo ducale di Venezia addossato a S. Marco: ciò tanto più doveva seguire in Teramo, ove il vescovo godeva il diritto supremo nelle cose comunali. A dir vero, tale edifizio non è stato mai sontuoso e men che mai oggi, pur troppo ! anzi v'ha luogo a supporre che nel secolo XIH, e in parte anche nel xiv, il comune non avesse sede propria, siccome abbiamo narrato più indietro (cap. xi, § 3), esaminando un atto del 1297. A tal proposito dobbiamo pur qui notare che veramente nell'Àntinori (4) troviamo un documento altrove ana-
      (1) PALMA, op. e loc. cit.
      (2) PALMA, op. cit., voi. II, p. 55.
      (3) PALMA, op. cit., voi. II, p. 283.
      (4) ANTINORI, Mein. m;s. cit., nrt. Teramo, ad an. 1294.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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