Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. XIV - Sue condizioni nel periodo semi-libero (1292-1388). 21 <)
resa necessaria dalle numerose adunanze del parlamento che spesso, come vedremo in seguito, dovevansi raccogliere nelle chiese. Sembra altresì che oltre essa nuova loggia vi fosse nel piano stesso terreno una sala detta perciò inferiore ed addetta all'uso delle sedute della corte civile retta dal nostro giudice cittadino, di tanto facendoci persuasi un mutuo dei 22 di marzo del 1384 (i) rogato «in « sala inferiori palati! solite residentie causarurn civilium ». L'inferiore fa naturalmente pensare al superiore, ossia ad un'altra sai. posta di sopra, la quale, sebbene non ricordata in questo periodo, dovea però esistere anche allora. Essa nel secolo xv, siccome altrove provammo (2), serviva alle riunioni del consiglio comunale. Ecco dunque delineata, come alla meglio ci venne fatto sui superstiti documenti, la figura architettonica del nostro palazzo comunale così com'era nel secolo xiv e che appunto il Muzii abbiamo visto poc'anzi chiamar « palaggio vecchio » in confronto al nuovo, incominciato, secondo lo stesso autore, nel 1514.
Chiudiamo ora il non breve paragrafo accennando ai privati edifizii in Teramo. Notisi in prima il palazzo del tirannello An-tonello di Valle diroccato dalle fondamenta a furor di popolo nel 1390 e che, come narra il Muzii (3), sorgendo nella piazza grande, era tra i più notevoli della città; quindi quello, tuttora superstite, dei Di Melatine, nel largo di S. Francesco, ora detto, appunto a ricordo di quella storica famiglia, de' Melatini. Esso, con le sue bifore e co' suoi eleganti e svariati colonnini, è un monumento che ravviva a chi '1 guarda la storia e l'arte del nostro medio évo. Noi già lo descrivemmo, riportandone la immagine fotografica, in luogo più proprio (4). Chi poi abbia vaghezza di osservare altri saggi della paesana architettura del presente periodo, faccia un breve giro per la città e troverà dappertutto qua e là, e specialmente in quella parte posta al disotto della piazza grande e che abbiamo veduto in questi tempi designata col nome di terra vitus, fasce di case, cornici, finestre e porte non maestose davvero, ma piene di buon gusto artistico e varie di lombardesche moda nature, giusta il bello stile che allora, siccome in tutta Italia, dominava nella nostra patria.
(1) Arch. di S. Gio., n. ói.
(2) FR. SAVIXI, Studio cit, p. 192.
(3) Muzir, op. cit., dial. 3°.
(4) FR. SAVINI, I signori di Melatine, Firenze, 1881, p. 51 e tav. XI.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (241/635)
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