Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. XVI - Suoi atti nel periodo delle fazioni e delle signorie (1388-1507). 233
      originare non da cause intrinseche, le quali anzi allora erano favorevoli allo svolgimento di questa, sibbene da quelle esrrinseche di un governo centrale avverso ad essa libertà ; in questo invece lo scadimento non pur del vivere libero, ma anche della pubblica e privata prosperità vedremo scaturire pur troppo da cause interne, dai dissidi! cioè cittadini, ai quali poscia, per la logica degli avvenimenti, come ora si dice, tenevan dietro le tirannldi de' privati signori. E così Teramo in questo lungo periodo (1388-1507), che chiuse sì tristamente fra noi l'epoca medioevale, tanto pei comuni gloriosa, si dibattè nello strazio delle fazioni e nell' oppressione dei tirannelli. Troppo lungo sarebbe qui il narrare delle prime origini e delle varie vicende delle parti in Teramo ed anche fuor di proposito, giacché noi non di tutt' i fatti della storia teramana dobbiamo tener discorso in questo scritto, ma solo di quelli di natura municipale. Ci terremo dunque paghi ad accennare di quelle origini e di quelle vicende tanto quanto basti ad avere la necessaria notizia degli eventi, che menarono ad una notabile mutazione nelle forme del nostro governo municipale; ammonendo inoltre il lettore che noi già ne trattammo abbastanza diffusamente altrove (t). Rivaleggiavano dunque tra loro in questo scorcio del secolo xiv le due più potenti famiglie teramane, di Melatine e di Valle, fino a che Antonello, appartenente a quest'ultima, non riuscì nel 1388 a scacciar dalla patria il fiero rivale Enrico di Melatino e ad insignorirsi della medesima. Ei la resse da tiranno, nome che gli vien dato dai nostri cronisti, arrogandosi l'autorità già goduta e dal regio capitano e dai rettori comunali. Governava a suo arbitrio la città dalla sua casa, isolata sul lato meridionale della maggiore piazza, col sussidio di un consiglio di suoi fidi, eh' ei con ridevol fasto appellava senatori e convocava nella stessa sua dimora ai rintocchi della campana del duomo detta dei .canonici ; la quale, legata con una corda al palazzo di Antonello, chiamava altresì a raccolta i costui satelliti armati. Siffatte circostanze ci rivela il Muzii (2), il quale poi soggiunge : « Antonello era tiranno della città, e s'eseguiva «quant'egli comandava, e per la prima s'haveva occupato tutte le « rendite dei cittadini scacciati, taglieggiava e angariava i mercanti « forestieri a sua discrettione; il simile faceva ai cittadini neutrali et «a contadini facoltosi; e se alcuno ricusava, per dar terrore agli « altri, o gli faceva arder la casa, lo faceva storpiare e schiattar
      (O FR. SAVINI, / signori di Melatino, Firenze, 1881, cap. x, pp. 36-51. (2) MUZII, op. cit., dial. 3°.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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