Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. XVI - Suoi atti nel periodo delle fazioni e delle signorie (1388-1507).
      simili signorie. Se non che nel seguente anno, riconciliatosi Giosìa con la casa d'Aragona, riebbe Teramo; ma la perdette di nuovo e per sempre in un co* suoi discendenti nel 1461, perché datosi un'altra volta alla parte di Renato d'Angiò. Ricadde allora Teramo in preda ai due paniti, che, mutato il nome, si dicevano degli spennati, già melatinisti, e dei ma^aclocchi, per. prima antonelliani, essendo per lunga stagione bersaglio or dell'uno ed ora dell' altro. Non è poi qui il luogo di narrare quelle tristi vicende, solo dovendo accennare che la nostra, città vi si dibattè insino al 1484, anno in cui fu conchiusa una solenne pace fra le parti. Nonpertanto, diremo pure, solo nel 1507 quetarono in tutto gli sdegni, dopo che nei primi di questo secolo xvi alcune congiure di ma^aclocchi a favore degli Acquaviva erano state sventate. Spento così ogni nome di fazione, Teramo passò in appannaggio alla regina Giovanna sorella di Ferdinando il Cattolico e vedova del re Ferdi-nando I, e riacquistò « post funera tanta », durati per ben 119 anni, la tranquillità e la pace. Siccome non ci siamo fermati sulle origini locali delle sanguinose fazioni teramane, così neppur sarebbe opportuno intrattenerci sulle cause storiche generali, che le produssero ; nondimeno l' accennarle di passaggio, siccome abbiamo fatto più sopra delle origini, gioverà ancor qui ali* integra conoscenza degli stessi fatti municipali, unico tema del presente lavoro. La causa precipua e generale possiamo noi dunque attribuire alla fanciullezza del re Ladislao nell' ultimo scorcio del secolo xiv e alle guerre continue eh' ei dovette sostenere contro il suo rivale Luigi II d'Angiò . tutto ciò rallentava i freni dell'autorità centrale e dava insieme ansa alle passioni di parte e alle private ambizioni, sempre allora frementi, di sfogarsi con la maggiore licenza. Così ogni villaggio divenne teatro di gare sanguinose e ogni privato signorotto stimò aperto 1' adito alle più smodate pretese di dominio.
      3. Ma rientriamo nel nostro campo e vediamo 1' azione del cittadino maestrale allorquando Giosìa di Acquaviva pervenne nel 1424 alla dominazione di Teramo. Entrato costui da signore in città con l'aiuto dei melatiniani, i quali, per istrana vicenda di parti, erano divenuti fautori dei loro antichi nemici Acquaviva, fu tosto eletto un nuovo magistrato, composto di seguaci del recente padrone. Subito esso, che, come narra il Muzii (i) « era tutto a voto « di Giosìa », si fé' a chiedere alla regina Giovanna la grazia (!) di volere confermarlo governatore a vita di Teramo (ufficio a cui già
      (i) MUZII, op. cit, dial. 3°.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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