Il Comune Teramano di Francesco Savini
240 Parte III - II comune teramano nell'evo medio.
1427, tuttora esistente (i), ove Giosìa è detto: « ipsius terre (Terarni) dominus ». Anche l'Antinori, siccome abbinino visto or ora, nota nell'atto del 1424 la cura ivi manifesta di evitare la diretta intitolazione di signore di Teramo, nell'Acquaviva, mentre vi è come tale « obliquamente » riconosciuto dai Teramani. In quest' ultima sentenza crediamo pur noi trovarsi il giusto apprezzamento del fatto; perocché, siccome Giosìa, così anche i Teramani si tennero paghi alla sostanza, schivando il nome esplicito di signore, che sì odioso dovea suonare anche in que' frangenti ai liberi orecchi de' Teramani, ma che pur troppo, come si disse (§ 3), era legale. Notisi altresì, onde s'abbia notizia piena dell'umor di Giosìa, più incline a tener la res che il titulns, che egli allora non era duca d'Atri, tale essendo invece il suo pupillo e nipote Andrea Matteo II, a cui successe più tardi verso il 1430 (2). Da ultimo, intorno all'atteggiamento del cittadino governo innanzi al novello signore, dobbiamo pur dire che esso, benché composto di fidi di lui, provvide, mercé que' capitoli (la cui parte organica esamineremo al luogo proprio) (cap. xix), a far salvi i diritti e il bene della città, come gliel permetteva la difficoltà de' tempi e delle congiunture.
5. Finita, siccome dicemmo (§ 2), la signoria di Giosìa d'Acquaviva nel 1438 e successale quella del celebre condottiero Francesco Sforza, la bisogna municipale corse tra noi più spedita e libera sotto un personaggio, il quale, in mezzo ai molti domini! ed alle occupazioni guerresche che lo premevano, non potea certo risiedere a Teramo, coinè il precedente signore, né, come costui, stringere con troppi nodi la podestà del cittadino maestrato. Della maggiore libertà poi, che quest'ultimo godeva sotto la dominazione sforzesca, è pruova solenne la forma stessa de' muni-nicipali statuti allora composi, siccome vedremo al proprio luogo (cap. xix). Si fu dunque in quell'epoca, e propriamente nel 1440, che il nostro comune compì cotesto atto importantissimo, compilando e riformando gli statuti, o assise, quali fra noi allora più comunemente nornavansi. Noi narrammo più dietro (cap. x, § 14), come Teramo avesse già nel 1286 le sue leggi municipali, accennando quivi ancora che il consumo di quell'antico codice e i mutati costumi avessero reso necessario nel 1440 di « reno vare, corti rigere, et reformare in melius » gli antichi « capitula assisiarum ». Tanto difatti si legge nel proemio de' rinnovati statuti: né quivi
(1) Arch. di S. Gio. di Teramo, perg, n. ant. 46 e attuale 74.
(2) STORACE, Star, della fam. Acquaviva.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (262/635)
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