Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Parte HI - II comune teramano nell' évo medio.
      mente nel suddetto scritto nostro dimostrammo. Diremo pure in terzo luogo, e quasi di passaggio, che questa non fu l'ultima compilazione delle leggi comunali, ma che ve n'ebbe ancora un' altra nel secolo seguente, chiamando questa del 1440 il Muzii più volte assisa vecchia. Da ultimo soggiungeremo, in quanto al contenuto organico del codice quattrocentista, che esso sarà tema del capitolo xix, riservato alla trattazione dell'organismo municipale di Terarno durante il presente periodo delle fazioni e delle signorie. 6, Non appena i Teramani furon franchi nel 1443 dalla sforzesca signoria, che tosto, ridestatosi in essi il vecchio spirito di libertà, si dettero con ogni studio ad assicurarla. Vollero perciò in quello stesso anno partecipare a pratiche di alleanza con Atri e Campii per ovviare ad ogni pericolo di ricadere sotto private dominazioni. Esiste difatti nella raccolta Sorricchio in Atri (i) una copia di un instrumento de' 16 novembre del 1443 di notar Antonio di Giovanni de Sancto lohanne (ossia dell'antica e nobile famiglia atriana de' Tribuni) di Atri, contenente una deliberazione del parlamento atriano dello stesso giorno, con la quale si nominano sindaci ed ambasciatori l'esimio dottor di leggi signor Sebastiano de Boccor-dibus de Urbe (ossia di Roma), cittadino camplese (2) e giudice delle cause civili d'Atri, e il circospetto uomo Giacomo di Andrea di notar Lisio pur di Atri. Si da loro il mandato dall'università di questa di recarsi personalmente nella regia città di Teramo per trattar di una lega con gli uomini di questa e della terra di Campii, tutti fratelli degli Atriani, per lo stato pacifico e libero delle due città e della detta terra, e principalmente di Atri, obbligandosi, salvo l'onore e la fedeltà al re Alfonso, in nome di questa università, « et fideiubendum prò statu libero, pacifico et quieto recipere inter partes « predictas et prò liberiate tuenda, defendenda et manutenenda in « perpetuum predictarum universitatuni ». Da ultimo Atri autorizza i suoi rappresentanti ad obbligarsi con l'ipoteca su tutti i suoi beni e riconosce per rato e fermo tutto ciò che essi avranno conchiuso « in omnibus hi'is supradictis » . Questo atto atriano è di somma
      (1) N. SORRICCHIO, Monutn. atriani, mss. nella bibl. Sorricchio in Atri, voi. III. Dobbiamo alla cortesia del giovane studioso sig. Nicola Sorricchio la conoscenza e la copia di questo prezioso documento.
      (2) Di quella famiglia, detta anche de Boncordibus, che nel secolo xvn dette all'arte italiana il camplese pittore G. Battista Boncore (Cf. PASCOLI, Vile dei pili., scult, e arai, moderni, Roma, 1736, v. II, p. 276; e LANZI, Star, pittorica, voi. II, p. 175). Quel de Urbe ci avverte ancora che i Boncore erano originarii di Roma.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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