Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. XVI - Suoi atti nel periodo delle fazioni e delle signorie (1388-1507). 243
importanza anche per la nostra storia municipale; perciò noi lo diamo in tutta la sua integrità in fine tra i documenti (n. xxii) e lo esaminiamo qui con attenzione. Prima di tutto vi sj scorgono l'amore intenso dei nostri progenitori per l'avita libertà cittadina e la decisa loro volontà di mantenerla, quanto più potevano, intatta. Non si può poi dal tenor suo dedurre con sicurezza quale dei tre comuni sia stato l'iniziatore dell'alleanza, né dal solo fatto della sua esistenza trame il merito per gli Atriani: in ogni modo
10 scorgere nell'atto questi ultimi inviare ambasciatori ai Teramani ed ai Camplesi per stringere la lega ci fa forte sospettare sieno stati gli Atriani i primi autori di quella impresa. Ci sembra pur giusto il notare che la lega doveva essere certo a buon punto, quando così solennemente si spacciavano messi per la conchiusione della medesima; nonpertanto non sappiamo se alle trattative, che l'atto ci mostra così bene avviate, tenesse dietro il patto formale di alleanza; dobbiamo credere però, sebbene ce ne manchi la pruova, che tanto zelo conseguisse un fine pratico, a cui il pericolo, sempre prossimo in quei continui mutamenti di principi e di baroni, spingeva instantemente i tre comuni. E a ciò supporre e' induce altresì l'allusione che vedremo (§ 16) farsi, nel trattato commerciale del 1484 fra Teramo ed Atri, alle passate unioni fra sé, tra le quali noi possiamo porre anche questa solenne contro le signorie feudali. In ogni modo l'efficacia di tale alleanza, formale o no, fu di una certa durata, giacché tanto Teramo quanto Atri andaron libere da quelle dominazioni fino al 1459, allorché ricaddero nelle mani dello stesso Giosìa, siccome vedemmo (§ 2). Crediamo pure utile notare da ultimo, che sebbene in questo atto del 1443 non si dica esplicitamente lo scopo, quello, cioè, dell'assicurazione contro
11 dominio baronale, per un prudente riguardo verso i potenti del tempo, pure esso si fa manifesto dalle frasi ivi adoperate di stato libero, di libertà da difendersi, la quale, giusta il linguaggio legale dell'epoca, intendevasi per quella demaniale, cioè per la sudditanza diretta al re e senza suggezione veruna verso qualsivoglia altro signore.
7. Ma non bastava alla sicurezza de' nostri il guarentire la propria libertà mercé patti ed alleanze coi prossimi comuni, di cui ci siamo intrattenuti nel precedente paragrafo, ma sentivano essi altresì il bisogno di raffermarla direttamente, per dir così, dal lato del regio potere; e ciò tanto più, in quanto a loro non erano ignoti gli attivi maneggi dell'Acquaviva presso il vincitore aragonese per ricuperare, dopo abbattuta nel regno la fazione angioina
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (265/635)
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