Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. XVI - Suoi atti nel periodo delle fazioni e delle signorie (1388-1507). 2.4.5
8. Ed i Teramani posarono in pace finché bastò la vita ad Alfonso. Morto costui ai 27 di giugno del 1458, il consiglio comunale, sempre vigile sulle sorti della patria, scelse 1' eroico Ranerio e due altri cittadini quali oratori e gli spedì a fare atto di sudditanza al novello re e ad implorarne insieme la desiata conferma dell' antica libertà. Ma qui entri il Muzii (i) a narrarci la pietosa e tragica interruzione del periglioso messaggio. Sicarii prezzolati dal fiero ed implacabile Giosla, appostatisi sul guado del Vernano nell' attuale via mulattiera di Penne, assalsero i viaggianti, e, trucidato il generoso Ranerio, costrinsero i compagni a fuggirsene in Teramo. Al costoro arrivo tosto adunatosi il consiglio cittadino, vi si risolsero subite difese alle porte e alle mura della città, si onorarono con suprema pompa le sanguinose spoglie del grande campione della cittadina libertà ricondotte a Teramo, e da ultimo si dessero dodici cittadini, affidando loro il pieno arbitrio di adottare que' partiti che lor sembrassero più adatti alla conservazione della pubblica salvezza (2). Tale deliberazione fu presa con tanto accorgimento e prudenza, che solo al ritorno de' tre messi spediti segretamente al re da que' dodici magistrati e muniti di amplissimo diploma a prò dei diritti cittadini, si seppe la bisogna tra il popolo. Ed eccoci di nuovo ad un' altra di quelle solenni dichiarazioni, di che abbondavano i sovrani aragonesi e Che si avvicendavano si facilmente con le promesse ai baroni di infeudar loro quelle stesse città assicurate poc'anzi da ogni privata signoria. Solita arte di quel principe simulatore e purtroppo comune in quella età ! E di ciò abbiamo una pruova in questo stesso diploma seguito, ad un sol anno di distanza, da una infeudazione siccome or ora vedremo, ali' odiato Giosia : simili prove, aggiungeremo, esistono altresì per la vicina Atri, come dimostrano i monumenti di quella città raccolti dal Sorricchio (3). Non si accusino peraltro i nostri antenati, come oggi diremmo, di soverchia leggerezza politica : essi invero adoperavano al grande intento di libertà tutti i mezzi che erano nelle loro mani : leghe con le vicine città, ambascerie ai potenti,
(1) MUZII, op. e loc. cit.
(2) Da un documento dell'arch. di Stato di Milano (Istruz. all'ambasciatore ducale al re di Napoli, 8 luglio 1458), puhbl. da Emilio Nunziante nell'Arch. Stor.napol. (an. 1893, fase. I, p. 13), si trae che 1' Acqusviva confessava apertamente di aver « facto tagliare a pezi un ser Marchette da Teramo » ma solo per vendetta, perché suo nemico, e senza sapere ch'era spedito ambasciatore.
(3) SORRICCHIO, Monum. atriani mss., voi. Ili, nella bibl. Sorricchio in Atri.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (267/635)
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