Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. XVI - Suoi atti nel periodo delle fazioni e delle signorie (1388-1507). 247
      intorno alla domanda di conferma del diritto vescovile di eleggere i giudici a contratti si serbili solito approvato fino all'ultimo parlamento di Napoli. Col 13° si dichiara, in quanto alla richiesta, di confermarsi all'ebreo Angelo deDaptilo, cittadino teramano, tutte le grazie a lui e a tutti gli ebrei del regno concesse dal re Alfonso, che si provvederà dopo presentati i privilegii. Col 14' si concede franca da ogni gabella 1' introduzione, da qualsiasi luogo in città, del grano e delle altre vettovaglie. Col 15° si annuisce alla domanda dell' esenzione da ogni tassa, ma per sei anni, e non pei quindici desiderati, e ciò a cagione dei danni e delle carestie sofferte dalla città per essersi mantenuta fedele a re Alfonso sino ad « addurse a magnare gliande ». Col 16° si accorda la presentazione (già permessa da ré Alfonso) al beneficio reale di S. Pietro ad Leporano pel benedettino fra Giovanni de Savino. Col 17° si annulla un processo instruito per causa di tumulto contro il cittadino Giacomo de Buccio de Cicco. Col 18° si confermano {giusta però l'attuale possesso de' privilegii) tutti i privilegii del vescovato e del vescovo aprutino, e specialmente quelli riguardanti le cause civili, criminali e miste, e il mero e misto impero sui vassalli e sulle terre del vescovato. Col 19' si cassano tutti i processi intentati per mancato pagamento di dazii e di regalle. Col 20° si concede alla città il diritto d'imporre gabelle e dazii, non che quello di esigerli e di alienarli. E finalmente col 21° capitolo si concedono ali' università i proventi delle cause criminali presso il 'capitano. Non è a dire poi, se con questo bel pezzo di pergamena in mano, di cui ognuno tuttora può contemplare nel patrio archivio un notabile frammento, i tre nominati oratori fossero accolti a gran festa nel loro ritorno in Teramo. S* ebbero, al narrar del Muzii (i), suono giulivo di campane, incontro del magistrato e di meglio che dugento cittadini alle sponde del lordino. Ma, prima di andare innanzi nel racconto, fermiamoci un momento su que' capitoli, che, come abbiamo accennato più sopra, riguardano gli atti del nostro comune durante il presente periodo. Vi scorgiamo in prima l'antica e naturale lotta fra chi da e chi prende, quella che ora si chiamerebbe lotta per 1' esistenza : il comune chiedeva quanto più desiderava, e che per verità rispondeva in gran parte, siccome abbiamo veduto e vedremo, ai vecchi diritti suoi -y il re dal canto suo restringeva, a sua possa, le concessioni domandate ; nel che, per altro, è uopo riconoscere una certa generosità, sia pur inspirata a politica arte, in cui era maestro l'Aragonese.
      (i) MUZII, op. cit., dial. 4°.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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