Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. XVI - Suoi atti nel periodo delle fazioni e delle signorie (1388-1307). 249
      della regina Isabella, fu la restituzione a Giosìa d'Acquaviva (padre di Giuliantonio, conte di Conversano e genero dell' Orsini), di Teramo, di Atri e di Silvi. A tale novella, giunta improvvisamente in Teramo, tosto convocossi il parlamento per provvedere nel soprastante pericolo. Qualcuno nel seno di esso, al narrar del Muzii(i), levossi ardito dalla ringhiera a propugnare la resistenza al regio comando, di accettar di nuovo per signore l'Acquaviva, mostrandola schiva di fellonia per avere il principe violato la parola data l'anno innanzi nell' ora esaminato diploma. Ma il parlamento, non osando tanto, prese un partito di mezzo e inviò due oratori al re, i quali altro non ne riportarono che il rinnovamento degli ordini sovrani. Ferdinando però, seguendo la doppia politica sua, in segreto fece avvertiti i messi teramani che, essendosi già Giosìa mostrato inchinevole alla parte angioina, o questa soccombeva, e Teramo sarebbe tornata libera, ovvero trionfava, ed essa senza meno avrebbe subito il giogo feudale con maggiore durezza ; gli esortò quindi ad accettare la fortuna del momento ed a far lieto viso ali' antico signore. Essi perciò, tornati in patria con tal segreto messaggio, non penarono a persuadere il magistrato di rassegnarsi alla dura necessità. Ciò fatto noto al popolo, 1' abbattuta fazione de' maigaclocchi rialzò il capo, e i signori sempre più depressi e timorosi della prepotenza del famoso capo di essa, Marco di Cappella, si acconciarono alle costui pretese, dandogli a compagni in ambasceria Stefano del Grasso e Cristoforo di Caterina, per sollecitare dal re 1' infeudazione della città a favore degli Acquaviva. Allora i migliori cittadini esularono volontariamente, ed uno di essi, passando nel maggio del 1459 presso la chiesa di S. Pietro ad Azzano, vi lasciò sulle pareti scritto quel nobile ricordo, che il Muzii, avendolo letto a' giorni suoi, così in parte ci riferisce (2) : « Oinnes Optimates Teramo migraverunt et in priinis Faniilia « Fortium, Domus Marci Marchionis et alii Nobiles, quibus Patriae libertas vita carior fuit ; et caetera facta discedo et in exilium «sponte propero ne Tyrannis pareara ». Il triste evento, e propriamente il ritorno della prima inutile ambasceria, fu pure segnato con tacitiana frase nell' ora smarrito necrologio della cattedrale, secondo il Palma (3) toglie dal Riccanali : « Eodem die (17 aprilis) « referente MCCCCLVIIII Oratores ad Ferdinandum de auxilio
      (1) MUZII, op. cit., dial. 4°.
      (2) MUZII, op. e loc. cit.,
      (3) PALMA, op. cit., voi. II, p. 134.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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