Il Comune Teramano di Francesco Savini
Parte III - 11 comune teramano nell'evo medio.
«petendo frustra Civitas misit. Nam Ferdinandus cum Principe « Tarentinorum foedus percutiens, violata fide iusiurandi et privilegiorum chirographo penitus irrito, quae Civibus nostris tribuerat ; «Adrium, Teramum et Silvum losiaè tradidit. Nos cum omnibus, « quos losias oderat, diversa loca petentes, Patria migravimus » . In queste due memorie si sente, se non la stessa mano, certo lo stesso spirito di quei nobili spennati che, pe' nuovi eventi, si vedevano spinti ali' esilio. Il diarista ultimo non era forse a notizia del «secretum regis» e della lieta speranza infusa, come si è narrato, negli animi dei teramani oratori. In ogni modo, convocatosi ai 17 maggio il parlamento e lettosi ivi il reale decreto a prò della rinnovata signoria acquaviviana, il cancelliere, a nome di tutti gli intervenuti, si profferse pronto alla piena obbedienza. Quando poi Giosìa la dimane fece il solenne ingresso in Teramo, i sei signori del reggimento comunale, che noi dobbiamo supporre scelti di sua parte, ne ornarono la pompa, sostenendo sul capo ducale il baldacchino, come cel descrive il Muzii (i), « di velluto verde guarnito di frange d' oro » ed avendo intorno dodici palafrenieri del comune condotti dall' inevitabile Marco di Cappella. Entrato quindi il duca nel duomo e pregato ali' aitar maggiore, ricevè dalle mani de' suddetti signori le chiavi della città, e, rimontato a cavallo, si portò alla cittadella di porta S. Giorgio, a prenderne possesso. Frattanto i palafrenieri col prezzo del cavallo a loro, giusta 1' uso, donato, si comprarono le calze alla divisa degli Acquaviva, le quali certo doveano essere divisate de' colori giallo e azzurro che entrano appunto nello stemma di quella casa. Il giorno seguente, 19 di maggio, nella prossima chiesa di S. Matteo, fu prestato dai rappresentanti cittadini con pubblico instrumento il giuramento di vassallaggio al duca. Poco stante, sopravvenuta la duchessa Margherita, s' ebbe anch' essa grandi onoranze. Giosìa non indugiò a nominare il capitano, il giudice e il comandante della cittadella e ad apporre alle porte della città e ai pubblici edifizii 1' arma sua. Abbiamo voluto descrivere, sulla scorta del Muzii (2), con qualche minuzia tutto ciò, affinchè nella pompa dell' entrata, nella forma del possesso e in quella degli atti giuridici del rinnovato signore si possa
(1) MUZII, op. e loc. cit.
(2) MUZII, op. cit., dial. 4°. Noteremo però qui che PANTINORI, nelle sue Mem. ma. di Teramo (ad an. 1459), trae dal necrologio che il parlamento fu tenuto ai 18 di maggio, e che l'ingresso di Giosìa nella cittadella seguì ai 1 3 del seguente giugno. Certo queste note cronologiche, essendo coeve, son da preferirsi a quelle dateci dal Muzii.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (272/635)
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