Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. XVI - Suoi atti nel periodo delle fazioni e delle signorie (1388-1507). 2JJuna riscossione fiscale di focatico di 40 ducati di carlini fatta dal-l'università per necessità estrema. Col 18° si accorda alla città l'imposizione annua di 200 ducati d'oro di gabelle comunali. Col 19° le si concede il mero e misto impero da esercitarsi dal capitano e i proventi sui vassalli del feudo comunale di S. Giovanni a Scorzone. Col 20° finalmente si ammette l'imposizione di una gabella su tutte le merci dei forestieri vegnenti a Teramo, allo scopo di ricostruire ottocento passi delle mura rovinate della città. Il re chiude poi l'atto col dire, che tutto ciò ei concede ai Teramani perché di tanto degni, pei grandi servizi resi da loro alla causa del principe e per gli innumerevoli danni subiti dai medesimi nelle passate guerre. In questo documento son da notarsi anzitutto le grandi concessioni fatte ai Teramani, molto maggiori di quelle contenute negli antecedenti diplomi; ciò a compenso, quasi diremmo, della violazione dei capitoli accordati nel 1458. Intorno poi alle materie contenute nel diploma, noi, al solito, le distinguiamo in tre categorie: quella riguardante l'azione comunale, che consideriamo in questo luogo; l'altra che versa sulle cose finanziarie e che occuperà il cap. xvn, e la terza, che si riferisce ali' organismo e ai diritti del nostro comune e che sarà tema del cap. xix. Sul primo capo osserveremo in generale che chiaro apparisce il contegno, quasi diremmo fazioso (o spennato, come allora si sarebbe detto), dei soprapposti al comune del tempo, in quel bando e in quella confisca scagliata col capitolo 12' contro cittadini di cospicui casati, che per ciò dobbiamo giudicare appartenenti alla contraria fazione de' ma^aclocchi ; il che ci vien pure chiarito dai capitoli 2° e 14°, che chiamano tirannico il governo di Giosla Acqua-viva, per quanto davvero questo riuscisse odioso alla grande maggioranza dei cittadini. Vero si è, soggiungeremo, che alla parte spennata erano ascritte le più nobili e più stimate case teramane, siccome sopra vedemmo (§ 9), e i più cospicui ed integri personaggi, quali un Marco Ranerio, ed un Mariano d'Adamo (di cui appresso) ; e così dovea a ragione accadere, giacché quella parte era appunto fautrice della patria libertà. Nondimeno il verme fazioso rodeva anch' essi in quel tempo sì fecondo di gare civili, e i coevi documenti ce ne danno le pruove. Notevole è altresì la grande cura, che nel comune il capitolo 4' del diploma ci rivela, di ottenere la legalizzazione, come ora si direbbe, dell' abbattimento della cittadella; ciò che certo dimostra lo studio posto dal medesimo ad assicurare la demaniale libertà e a prevenire ogni pericolo di ritorno a private signorie. Da ultimo ci fermeremo un po' sul capitolo 15°
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (277/635)
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