Il Comune Teramano di Francesco Savini
2Jo Parte III - II comune teramano nell'evo medio.
riguardante l'esclusione da ogni ufficio in Teramo de' nativi di Napoli, di Amatrice e di Visso. L'ostracismo de' Napoletani, già visto (§ 8) nel diploma del 1458, ora scorgiamo esteso a que' di Amatrice nell'Aquilano e di Visso nel Camerinese: ciò ci fa sovvenire la clausola degli statuti fiorentini del 1355 (i) vietante a quei di Norcia di assumere ufficii cittadini in Firenze, e della quale noi supponemmo altrove (2) la ragione nell'odio che là si nutriva contro il duca d'Atene, che poc' anzi avea adoperato Norcini a strumenti della sua tirannide. L* esclusione dei Vissani fra noi possiamo dunque attribuire ad una causa analoga, giacché appunto di Visso vedremo essere un capitano di Giosìa di Acquaviva in Teramo nel 1459. In quanto poi agli Amatriciani, abbiamo sì un esempio in quel lacopo de' Cantarelli di Amatrice, giudice di Teramo nel 1380 (3), ma esso appartiene ad un'epoca di pace e di libertà, né quindi lo possiamo addurre a questo fine; se però ci è ignoto un simile esempio sotto il dominio di Giosìa, ciò non toglie che vi sia stato qualche odioso rappresentante di costui in Teramo nativo di Amatrice e di cui ora per avventura non avanza ricordo. Ma torniamo ai fatti comunali.
12. In mezzo alle grandi agitazioni che flagellavano il nostro comune, questo, in quel periodo pieno di attività cittadina, provvedeva alla sicurezza pubblica esercitando i grandi diritti che godevano allora le città. Difatti proprio nei giorni fatali, in cui essa riperdette la libertà, trovasi nell'ora smarrito necrologio, e nella stessa menzione del mesto ritorno degl'inviati Teramani al re di sopra riferita (§ 9), ricordo del seguente avvenimento, narrato anche dal Muzii (4). La rócca di Fornarolo, che nel 1470 vedremo (§ 14) nelle mani dei Teramani, era nel 1459 feudo degli Acquaviva e nido insieme di audaci predoni, che spesso molestavano i cittadini. Il magistrato quindi armò gente paesana per scacciarli di lassù, ed ecco che ne seguì, giusta il detto necrologio, nello stesso giorno 7 di aprile del 1459 e secondo dal Riccanali riferisce il Palma (5). « Dignum esse reor mentionem de iis facere, qui prò « Republica, Romano more praeliando, interempti sunt; vel etiam « de iis qui beneficium aliquod in Patriam contulerunt. Hic nobis
(1) Stai. Flor. 1355. (ms. nell'arch. di Stato in Firenze).
(2) FR. SAVINI, / signori di Melatine, Firenze, 1881, p. 239.
(3) ANTINORI, Mem. mss. di Teramo, ad an. 1380 (nella bibl. Provinciale dell'Aquila).
(4) MUZII, op. cit., dial. 4°.
(5) PALMA, op. cit., voi. II, p. 133.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (278/635)
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