Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      2J8 Parte III - II comane teramano nell'evo medio.
      fermento di vita pubblica del secolo xv, a propositi di grandezza, adoperandosi ad allargare sempre più il territorio della città. Cosi abbiamo veduta (§ 11) nel diploma del 1465 l'incorporazione ad esso della montagna e degli abitanti di Roseto : ma un assai più notevole acquisto compì il comune nel 1470 con la concessione regia del castello di Fornarolo. Notiamo qui subito intanto che tali acquisti non avevano più quella bella e libera forma comunale che abbiamo considerato ornar quelli del secolo xin, durante cioè il periodo di libertà (cap. x), ma invece seguivano il modo regio e feudale proprio del regno. Il castello dunque di Fornarolo, .che insino allora era appartenuto a varii feudatarii e per ultimo, siccome abbiamo detto (§ 12), agli Acqua viva, cadeva in potere dei Teramani mercé le lettere patenti di re Ferdinando I d'Aragona dei 5 marzo del 1470, serbate in un instrumento notarile dei io del seguente luglio tuttora esistente (i). Esse sono assai importanti per la nostra storia comunale, e perciò noi ne diamo tra i documenti (n. xxvui) l'esatto apografo, e ne facciamo qui una diligente analisi. L'Aragonese vi vanta dunque in prima Teramo fedelissima città, lodandola perché essa prò staiti nostro aveva patito immensi danni di guerra (ciò che per altro non toglieva eh' egli la donasse ora a questo ed ora a quel barone). Poi le concede in feudo utile il castello o fortilizio di Fornarolo con tutti i diritti feudali, con la giurisdizione criminale e col mero e misto impero, derogando ad ogni qualsiasi preesistente legge del regno contraria, e accordando a Teramo che goda di tal feudo con gli stessi vantaggi concessi con l'editto 'sulla successione de' feudi di Carlo I d'Angiò a prò dei conti e dei baroni regnicoli. Rinunzia a favore dell' università qualunque diritto ed azione goduti dalla regia corte su esso castello e non ostante qualsiasi restrizione di diritti feudali gravanti sul medésimo, e gliene da il possesso direttamente in capite regie curie. Inoltre (e si noti ciò) anche il distruggere che facciano i Teramani il castello non sia in niun tempo d'ostacolo ai loro pieni diritti feudali sul medesimo. Questa facoltà ci ricorda ciò che scrive il Muzii e chiarisce insieme il vero scopo del desiderio dei Teramani di possedere Fornarolo. Egli narra difatti (2) che nell'anno seguente 1471 Teramo fé' distruggere «la rócca di detto « castello » per andar libera una volta dalle molestie dei ladroni, i quali, poco innanzi nel 1459, siccome abbiamo detto (§ 12),
      (1) Arch. Com. di Teramo, Alii de' privali, perg. n. 51.
      (2) MUZII, op. cit., dial. 5°.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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