Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. XVI - Suoi atti nel periodo delle fazioni e delle signorie (1388-1507). 26 I
      « et fraternale benivolentia, quale continuamente e stato, et, e » fra Teramo ed Atri. Poscia si accomunano i cittadini teramani con gli atriani in ogni esenzione e privilegio, restando i primi per sempre esenti da ogni gabella, dazio, passaggio, che solevano pagare i forestieri in Atri, e liberi dai balzelli esistenti o da imporsi e in tutto eguali per riguardo ad essi ai cittadini oriundi atriani. La materia di questa convenzione è schiettamente commerciale, quale vedemmo ^cap. XHI, § 11) essere stata pure nell'atto del 1362 riguardante il carico e lo scarico delle merci dei Teramani nel porto atriano di Cerrano, né, per dimostrarla di tal natura, faceva d'uopo al Palma (i) di ricorrere alla ragion de' tempi, allora pacifici e nel regno e in Teramo. Politico invece, e chiaramente tale, ci apparve a suo luogo (§ 6) il patto stretto pur fra Teramo ed Atri nel 1443 per prevenire i pericoli della dominazione feudale.
      17. Continuando l'argomento dell'esercizio dei molti e varii diritti municipali de' Teramani in questo periodo, accenneremo che il loro comune, al pari degli altri demaniali del regno, inviava i suoi rappresentanti, o sindaci, come allora si dicevano, ai parlamenti generali, che tenevansi ordinariamente in Napoli. Abbiamo difatti già veduto (§ 7) che in quello ivi radunato nel 1449 fu spedito sindaco l'onorando Marco Ranerio, essendovi accolto con somma benignità dal re Alfonso I. In quello poi convocato 'nel 1499, anno fatale alla casa aragonése, il re Federico, come ci ragguaglia il Muzii (2), volle v'intervenissero d'ùé rappresentanti della nostra città. •
      18. Non ristava poi il magistrato comunale, nei dolorosi frangenti delle lotte civili e delle fiere repressioni, che n' erano il seguito, di adoperare l'azione sua a benefizio dei concittadini. Allorquando difatti i regii commissarii sì spesso venivano in Teramo a frenare gli eccessi delle parti, il medesimo e specialmente chi n'era a capo, il grande cittadino Mariano d'Adamo ch'era altresì giudice della regia camera della Sommaria, si adoperava a tutto uomo per temperar l'animo ed illuminare la mente di quegli'ufficiali. Appunto nell'anno 1484 il d'Adamo, rappresentando (3) al
      (1) PALMA, op. cit., voi. II, p. 179. Notiamo però qui che qualche scopo politico si potrebbe sospettare in questo trattato, ad onta della sua forma com-merqale, dal sapersi che appunto nel 1484, come diremo (§ 19), e pochi mesi innanzi, Teramo erasi salvata da una nuova signoria acquaviviana.
      (2) MUZII, op. cit., dial. 5°.
      (3) MUZII, op. cit., dial. 5', ove, giusta l'uso de' nostri grandi storici del cinquecento, se ne riferisce la lunga ed eloquente orazione.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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