Il Comune Teramano di Francesco Savini
262 Parte III - H comune teramano nell'evo medio.
commissario di Forma, capitato in Teramo con fieri propositi contro le ferocie panigiane, la costante fedeltà agli Aragonesi de'Teramani, curanti più della fortuna di quelli che della propria, riuscì a domarne l'animo inesorabile e mosse insieme le parti alla pace, che fu in quello stesso anno solennemente sottoscritta. Vero si è poi che tutta l'opera di quell'illustre cittadino, essendo ancor diretta a frangere le mire non mai abbandonate degli Acqunviva di riacquistare l'antica dominazione, ebb'egli a patirne l'estremo danno, restando vittima de* sicarii compri da que* signori, siccome narra il Muzii (i) con velate parole, essendo a' suoi tempi ancor grande la potenza loro. E questa fu, con la narrata (§ 8) uccisione del-P altro eroico cittadino Marco Ranerio, la seconda vittima offerta dall'odio degli Acquaviva sull' altare della libertà teramana !
19. A queste indomabili ambizioni degli Acquaviva, non che ai segreti maneggi delle fazioni teramane, si lega un fatto notevolissimo seguito appunto nello stesso anno 1484 e rimasto ignoto al Palma. Ne sono i documenti presso la raccolta del Sorricchio (2), i quali noi qui dobbiamo diligentemente esaminare. È il primo una lettera, quasi privata, del re Ferdinando d'Aragona ad An-drea Matteo HI di Acquaviva, duca d'Atri, marchese di Bitonto e luogotenente generale regio nelle provincie delle terre di Bari e di Otranto, data da Napoli ai 26 di maggio del 1484, e che noi riprodurremo fra i nostri documenti (n. xxix). Il re, dopo aver caldamente lodata la « virtù et diligenza » dell'Acquaviva nel provvedere al « grandissimo pericolo » in cui trovavasi la provincia affidata alle costui cure (quella d'Otranto, ove erano sbarcati ostilmente i Veneziani) e reputandolo « ben degno di premio », gli restituiva e donava la città di Teramo, non potendo nel momento dargli di più. Gli raccomandava poi il segreto « in modo « prima sia fatto che s'intenda » e gì' indicava anche quel modo già da sé stabilito, cioè « ch'incontinente se costituiscano equa « (in Napoli) dece principali de la factione contraria a voi, e « per non generare sospecione havemo ordinato simelimente ne « vengano dece altri de la factione... (qui dobbiamo certo supplire con le parole: favorevole a voi, acciò facciano') concordi! « tra loro, li quali come siano equa mai li farimo ritornare finché « habiate la pacifica possessione di detta città ». Ed ecco la dop-
(i) MUZII, op. cit., dial. 6*.
(i) N. SORRICCHIO, Mommi, ariani ma., voi. Ili, nella bibl. Sorricchio in Atri
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (284/635)
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