Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. XVI - Suoi atti nel periodo delle fazioni e delle signorie (1388-1507). 263
piezza e, diciamo anche, la perfidia dell'Aragonese mostrarsi ancora una volta : come nel 1459 lo abbiamo visto (§ 9) favorire in palese Giosìa d'Acquaviva e in segreto i Teramani, cosi pure ora lo veggiamo tenere a bada le fazioni cittadine, e promettere insieme segretamente la signoria all'Acquaviva. Né si contentò egli di sole promesse, che nella raccolta sorricchiana (i) esistono pure le lettere di commissione del re Ferdinando date da Castel-nuovo di Napoli nell'agosto dello stesso anno 1484, con le quali il magnifico uomo Pier Giacomo di Gennaro, presidente della camera della Sommaria, è scelto commissario per immettere nel possesso di Terarno, dei castelli, delle terre e dei diritti della stessa l'Acquaviva, ingiungendo al duca di Amalfi e a tutti gli altri baroni e alle università della provincia di Abruzzo di dare gli opportuni aiuti al commissario. Ma la cosa non ebbe alcun séguito, andando i Teramani ancora questa volta liberi dalla temuta dominazione. E la ragione di tanto noi stimiamo doppia: la prima, perché subito dopo la spedizione di queste regie lettere, e proprio ai 7 di agosto del 1484, Ferdinando si tolse d'imbarazzo col con-chiudere in Bagnolo, in un co' suoi collegati, la pace con la Ve-neta repubblica; l'altra causa seguì da canto dell'Acquaviva, il quale nell' anno seguente, malgrado tutt' i favori e le lusinghe dell'Aragonese, entrò apertamente nella celebre congiura de' baroni. E appunto la rapidità di simili eventi non lasciò, a parer nostro, traccia di memorie tale, che permettesse agli storici nostri tenerne conto ne' loro annali. In ogni modo anche fra noi, quasi a riscontro della pace generale, seguì nello stesso anno 1484, come abbiamo detto nell' antecedente paragrafo, la concordia delle parti cittadine.
20. E con questa pace del 1484 possiamo considerare terminato nella nostra storia il periodo attivo delle fazioni e delle signorie; giacché le vicende posteriori di queste non furono che minacce e pericoli che menarono alla cessazione perfino de' nomi loro nel 1507, siccome diremo al proprio luogo (§ 23). Ma mentre la nostra città riposava in quello stato di pace, il nembo, animato dalle gare dinastiche e dall'ambizione di Carlo Vili di Francia, addensavasi minaccioso sulle sorti del regno e sul capo del re Alfonso II, e questi, sebbene ancor giovane, deliberava deporre la corona sulla fronte del figlio Ferrante II, detto anche Ferrandino. Di ciò dettero ambedue partecipazione ai Teramani, il primo con
(i) SORRICCHIO, op. e loc. cit.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (285/635)
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