Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Parte III - H comune teramano nel!' évo medio.
      una benevola lettera da Napoli dei 22 di gennaio del 1495, e il secondo con un' altra simile e di due giorni posteriore. In que' supremi pericoli dovevasi certamente dai politici reggitori tener conto anche di quegli scarsi sussidii che potevano apprestare le piccole città, le quali specialmente fossero alle frontiere del regno e che, come Teramo, avessero dato di sé pruove costanti di sicura fede alla casa d'Aragona. Il novello re che, essendo ancora principe di Capua, era vissuto in Teramo, come qui sotto vedremo, familiarmente, con la mentovata lettera rimetteva ai Teramani il dazio straordinario del sale, e, assicurandoli di non volere richieder loro, per ragione d'imposte, la spedizione di sindaci, gli invitava invece a mandar questi in nome dell'università e anche privatamente, promettendo insieme che « quanto in noi sarrà e li presenti tempi « comportano, ne faremo verso lui (cittadino pubblico o privato) tale « dimostrazione, che dal nostro cospetto se bavera meritamente da « partire con piacere sodisfatione d' animo e con le cose allegro et « ben contento ». La quale lettera ci. apparisce anzi tanto notevole, che reputiamo utile riferirla tra i nostri documenti (n. xxxi), se-condochè il Muzii (i) la estrasse dall* archivio comunitativo, ove ora più non esiste. L'altra del padre di Ferrandino contiene solo un'esortazione ai Teramani per indurii ad accettare con lieto animo il novello principe; né crediamo quindi doverla qui riportare quale si trova nel Muzii (2). Le due lettere intanto destano particolare interesse pel loro tenore assai diverso dalle altre, che ora diremmo circolari, dirette alle città del regno, ed invogliano perciò a studiarne le cause. L'Antinori (3) le argomenta, allorché scrive che « le espressioni speciali di due sovrani per Teramo . . . provennero « dalla situazione di quella alla frontiera del Reame; né questo è « il primo esempio. Provennero ancora dalla dimora che Perdili nando II detto pure Ferrandino aveva fatto per molti mesi in « Teramo fin da quando era principe di Capua, e viveva il re « Ferdinando suo avo ». Al che potrebbero anche aggiungersi le gravi distrette in cui trovavansi allora i principi aragonesi e che li spingevano ad esser larghi co' sudditi. E specialmente v'era indotto il giovane sovrano, ch'era vissuto fra' Teramani con quella ingenua familiarità descritta dal Muzii (4) e che tanta confidenza
      (1) MUZII, op. cit., dial 5°.
      (2) MUZII, op. e loc cit.
      (3) ANTINORI, Mem. mss. cit., art. Teramo, ad an. 1495.
      (4) MUZII, op. e loc cit.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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