Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. XVI - Suoi atti nel periodo delle fazioni e delle signorie (1388-1307).
      s'era acquistata fra essi da lasciar loro un albarano, in cui si dichiarava debitore verso la città della somma di cento ducati di carlini a lui generosamente prestati. Tal somma era notabile e pel luogo e pe* tempi e, quel eli' era meglio almeno pel principe, non fu mai restituita; sendochè a' tempi del Muzii (i), quanto è dire un bel secolo dopo, esisteva tuttora in archivio quella carta. Ma frattanto gli eventi precipitavano, e nelP ultimo scorcio di questo secolo xv, dopoché nel 1496 era successo a Ferdinando II lo zio Federico, questi, minacciato da vicino dagli eserciti di Ludovico XII di Francia, successore nel trono e nelle pretese a Carlo Vili, ado-peravasi con ogni sforzo ad ammannire inutili difese. Scriveva egli allora benevolmente ai Teramani, eccitandoli a serbargli fede e confidando loro le sue speranze, come ci mostra una sua lettera dei io di settembre del 1499, ora smarrita, ma riportata dal Muzii (2), e che noi qui riferiamo con le sue stesse lievi alterazioni grafiche e perché breve e perché in cotal modo ravviva la narrazione, trasportandoci in mezzo alle agitazioni politiche e cittadine del tempo. « Dovete-ivi si dice-haver inteso, come lo Stato di Milano, per certo « disordine fatto per il capitano di gente d'armi, ed esercito di quello « duca, è pervenuto per la maggior parte in potere de' Francesi e « dell' illustrissima Signoria di Venezia. Milano ed alcune altre terre « ancora non si sono date, ma credemo faranno il medesimo ; e benche dal canto nostro, per l'amicizia e benevolenza, ch'abbiamo con « essa illustrissima Signoria, e per esser certi, che la illustrissima Signoria del re di Francia verso di noi non habbia alcun odio, né « desideri altrimenti il dominio del nostro regno, nondimeno noi « habbiamo fatto tal provvisione e tenemo tal maneggio e prattica, « che non solamente con grazia di Nostro Signore Dio, non s'haveva « da dubitare in questo regno di guerra, ma seguirà il perpetuo « stabilimento delle cose nostre, e della nostra posterità, con pace, « quiete, ed universal beneficio di tutto il regno, e delli nostri « sudditi. Havemone dato questo avviso, acciocché intendiate le « cose come siano passate, e possiate stare con la mente riposata, « e togliere via ogni timore, il quale talvolta per quella nuova havessivo conceputo. Datum in Castello Novo Neapolis, die decima « Septembris 1499. R.ex Federicus ». Ma chi doveva sgomberar P animo dal timore era proprio Federico, sul cui capo sempre più s'addensava il turbine. Egli, in que' gravissimi momenti, convocava
      (1) MUZII, op. e loc. cit.
      (2) MUZII, op. e loc. cit.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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