Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. XVI - Suoi atti nel periodo delle fazioni e delle signorie (1388-1507). 267
      l'uno e 1' altro Abruzzo, di provvedere intorno alla compra dei territorii posseduti nel distretto di Teramo dai vassalli del marchese di Manina (i), la quale la città desiderava fare per ovviare ai danni specialmente riguardo alle vettovaglie, che da quel possesso ad essa derivavano. 5° Nega però la esenzione per 14 anni dai pesi fiscali, chiesta per aver agio di riparare le mura della città. 6° Consente che questa reggasi co' proprii statuti, che li possa compilare e che si osservino dai regii capitani, giusta le concessioni del re Ferdinando I (2). 7° Accorda 1' esenzione per cinque anni, e non pei quindici domandati, a vantaggio del castello di Miano, che, nel passaggio di Virginio Orsini e dei Vitelleschi (3), soffri, nel-1' essere stato preso per battaglia, come dice il documento, l'uccisione di 54 uomini; sicché non vi erano rimaste che le donne e i bambini. 8° L'estensione delle suddette grazie a tutti i vassalli di monsignor io Episcopo. 9° La conferma della remissione, salvo l'interesse delle parti, dei delitti, fatta ai cittadini teramani da don Alfonso d' Aragona, luogotenente generale della provincia. 10° La facoltà ai Teramani di occupare pubblici uffizii, a grado del re. 11° La conferma della esenzione perpetua, concessa da Ferdinando I nel 1465 (4), da ogni dogana e gabella per tutto il regno. 12° Consente in fine che i quaranta ducati sugli erbaggi (5), dovuti ogni anno dalla regia corte ali' università di Teramo, sieno in perpetuo scontati in ragione dei balzelli, che questa doveva pagare al fisco. A pie dell'atto scorgesi ancora la sottoscrizione di propria mano del re: Rex Federicus. L'accorto lettore avrà subito notato, nel leggere questo documento, le stesse domande press' a poco e le stesse concessioni contenute nei precedenti diplomi riferiti ed esaminati, né accade quindi fermarcisi sopra di vantaggio solo per ripetere il già detto in que' luoghi.
      22. Ma era destino della nostra città il ricadere, subito dopo le assicurate sorti, nelle signorie o nei pericoli di queste; ed appare pur notabile tra noi, siccome tra le altre terre demaniali, cotesta
      (1) Questi era gran siniscalco del regno, e nel 1488 possedeva beni stabili in Atri, come prova una carta dell'archivio di Stato di Napoli (Collez. Partinon. ap. Arcb. Star, iiafol., an. 1889, voli. III-IV, p. 784)
      (2) Sono i diplomi del 1458 e del 1465, che noi riferiamo in fine tra i documenti (nn. xxxv e xxvn).
      (3) Erano stati questi nel 1496 agli stipendii di Carlo Vili di Francia, mentre costui invadeva il regno di Napoli.
      (4) Siccome nel capitolo 10° di questo diploma già esaminato (§ li).
      (5) Di che pure nel cap. 17° dello stesso diploma (§ 11).


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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