Il Comune Teramano di Francesco Savini
2oo Parte III - II comune teramano nell'evo medio.
vicenda di immunità e di infeudazioni. Così dunque ancora segui in questi anni, che dividevano l'un secolo dall' altro. Vediamone brevemente il come e vediamo altresì, ciò che a noi propriamente importa sapere, l'atteggiamento del comune nostro al cospetto di quegli eventi, il quale nel caso attuale, a dir vero, ci si porge il più coraggioso insieme ed il più patetico, di quanti altri gli annali teramani ci espongono. Abbiamo detto qui indietro (§ 19), che s' era chiuso con la pace cittadina del 1484 il periodo attivo delle fazioni e delle signorie, e dovremmo pur noi chiudere qui il capitolo che ne tratta; ma se noi non possiamo esporre i fatti aperti di tal natura, che per ventura della nostra patria allora non seguirono, ben dobbiamo tener dietro ai segreti ma poderosi maneggi di quella foggia, che anch' essi son tema del nostro racconto. Allorquando dunque all'entrar del secolo xvi scoppiò la guerra tra Federico di Napoli e Luigi XII di Francia, disceso in Italia alla conquista del regno, i Teramani, sempre fedeli alla casa aragonese, si dichiararono avversi ai Francesi e non vollero alzare il vessillo loro ; onde Beltramo, commissario per questa negli Abruzzi, li condannò nel 1501 ad una multa di diecimila ducati per non avere obbedito al suo comando « in erigendo vexillo sacre Christianissime Majestatis, infra terminum diete Universitati statutum », come aveva un documento già visto dal Palma (i) nell'archivio cittadino, ma ove però ora più non esiste. Intimata tale sentenza, tosto ai 15 settembre del detto anno il parlamento teramano s' adunò, alla presenza del magnifico signor Marco de Ripa, regio capitano, per provvedere su quella gravissima bisogna; si dessero quindi quattro sindaci con l'incarico di fare opposizione alla sentenza e specialmente di pigliar tempo. Quest'ultimo partito adottato ottenne l'intento, giacché le in breve mutate condizioni politiche salvarono, come vedremo (cap. xvn, § 9) e informa il Muzii (2), la città da tanta iattura. Gli Acquaviva frattanto, ricordevoli di avere pel passato tenuto per la non meno francese nuova casa d'Anjou, ed insieme, possiamo ben supporre, persuasi di potere più agevolmente, con 1' aiuto del monarca francese, riacquistare le antiche signorie, perdute per la loro inimicizia contro la dinastia d'Aragona, si erano dichiarati per Luigi XII. E subito si fecero a pretendere la restituzione, coiti' essi dicevano, di Teramo, adducendo documenti e un centinaio di Teramani testimoni per dimostrare giusto
(r) PALMA, op. cit., voi. II, p. 197 (2) MUZII, op. cit., dial. 5°.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (290/635)
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