Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Parte III - II comune teramano nell'evo medio.
      « sendo venuta a nostra notizia la ribellione commessa per li Luoghi «e Terre della Baronia dell'olim Marchese di Bitonto verso la « fedeltà del Re, et Regina nostri Signori; avemo scritto ali' Eccellente Conte di Popoli che faccia tutte le provisioni necessarie « per ricuperarla. Et ancora che siamo certi che voi, per la fedeltà « et affetione tenete verso dette Maestà, comparirete animosamente; « nondimeno vi preghiamo et confortamo ad voler comparere con « gente, et con quanto bisogna, secondo che dal prefato Conte « sarete ricercati, et attenderete ad stare di buon animo, fando « poco conto di tal motivo, et altro che per Francesi si tentaste sero (sic), avendo da esser certi che tenete tali Signori, che sì « per la giustitia hanno in questa impresa, come ancora per lo « valore et forze loro, non solamente basteranno a difendere questo « Regno da Francesi, ma a cacciarli da tutta Italia. Et se in tempo « che lo avevano tutto in lor potere, per gratia di Dio ne furono « espulsi, quanto majormente lo conserveremo al presente che lo « possedono dette Maestà, con avere tanto possente esercito, quanto « ci avemo. Et però attenderete alla vostra solita fedeltà, secondo « in voi confidarne. Datum in Regiis et Reginalibus felicibus castris « centra Gaetam, die 13 Septembris 1503. Consalvo Ferrando Duca «di Terranova». Ed i giovani teramani, andati al campo nel bel numero di seicento, combatterono, al dir del Muzii (i), con grande onor loro e della patria. Eppure tanto valore, tanti accorgimenti si spendevano tra noi per quegli Spagnuoli che ridussero il regno, e in ispecie la nostra contrada posta alla frontiera, allo stremo d' ogni sciagura, e che fin dal principio rapirono ad essa i vecchi privilegii comunali e il diritto, fino allora serbato, di spedir deputati, o sindaci come si chiamavano, ai parlamenti generali del regno.
      23. Mandate dunque a vuoto così, come abbiamo narrato, le mene dei faziosi e atterrata la potenza dei loro protettori, re Ferdinando il Cattolico donò Teramo in appannaggio a vita alla regina Giovanna, sorella sua e vedova del re Ferdinando di Napoli. Appena poi cotesto nuovo governo insediossi tra noi, i Teramani vollero assicurare le proprie sorti, specialmente dal lato della libertà e dal peso di una grave somma da loro dovuta al regio fisco: impetrarono quindi ai 12 marzo del 1507 da quel principe un diploma che, datato da Castelnuovo di Napoli, serbavasi ancora, a' tempi
      (i) MUZII, op. e loc. cit.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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