Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. XVII-Sue vicende finanz.nel per.delle faz.e delle signorie (1388-1507). ^75
      Ora, senza interpretare questo passo nel senso del Muzii, cioè che Giosia avesse innalzato quella fortezza, noi penseremo piuttosto che la frase riferita dal Muzii riguardasse il fatto da noi sopra asserito della contribuzione cittadina, ma non il tempo di questa, il quale segui, giusta i registri angioini, nel 1410: e tutt'al più, per conciliare in certo modo la nostra notizia con ciò che narra il Muzii intorno alle circostanze della costruzione di Giosia, potremmo supporre che l'opera, incominciata dai regii ufficiali nel 1410 e interrotta forse per le allora imperversanti fazioni, fosse stata terminata dall' Acquaviva con le circostanze descritte dal Muzii. Si tratta qui, come ben s'intende, della cittadella di Porta San Giorgio e non dell' antica al largo ora detto della cittadella nell' interno dell' abitato, e che il Muzii dice abbandonata e disfatta, siccome vedemmo (cap. xiv, § 4), circa il 1434: perocché il vedersi nel documento angioino un ufficiale incaricato dal re per la detta edificazione e il dirsi questa « fabrica et constructione » ci assicurano trattarsi della erezione di un nuovo castello e non del restauro del vecchio, se a caso in alcuno nascesse tal dubbio.
      5. E per tornare ai tributi fiscali, diremo che la somma di essi ammontava in quel primo scorcio del secolo xv a quarant'un'oncia per anno. Se non che il disertarnento della citta, cagionato dalle ire delle fazioni, giovò ad ottenere dalla regina Giovanna nel 1417 la riduzione di quell' imposta ad once dodici ed inoltre per sette anni l'intera esenzione da questa (i). Altra esenzione ebbe l'università nel 1421 dalla stessa sovrana, come prova un diploma da lei sottoscritto ai 30 di settembre di quell'anno e tuttora esistente (2). Esso, non visto dal Palma, diretto al gran camarlingo del regno e a tutti gli altri ufficiali preposti alle pubbliche esazioni, rimette ali' università di Teramo, in compenso dei danni sofferti per cagione della fedeltà serbata ad essa regina, due annate di tutte le tasse fiscali dovute, incominciando tal tempo dal giorno in cui sarebbe finita la precedente esenzione. Ma pur troppo di questa non potettero fruire i Teramani, per essere appunto nello stesso anno 1421 caduti sotto la signoria feudale del noto condottiero Braccio da Montone, il quale, a corto di danari, e poco curante delle regie promesse, gli obbligò, come scrive il Muzii (3), a rinunziarvi per gli ultimi tre anni. Quel che perdettero allora riguadagnarono però
      (1) MUZII, op. cit., dial. 3°.
      (2) Arch. Coni, di Teramo, Atti da' principi, perg. n. xxiv.
      (3) MUZII, op. e loc. cit.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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