Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      27° Parte III - II comune teramano nell' évo medio.
      più tardi; giacché lo stesso scrittore (i) cita un privilegio del i° di ottobre del 1425 della medesima Giovanna II, che fé* liberi i nostri antenati dai tributi pei seguenti tre anni, in considerazione dei danni patiti nelle passate guerre.
      6. Allorquando poi nel 1424 Terarno ridivenne dominio degli Acquaviva in persona di Giosla, il cittadino maestrato, sebbene scelto allora fra i costui fautori, cercò di assicurare alla meglio, siccome vedemmo a suo luogo (cap. xiv, § 4), i vantaggi della patria, ed in modo speciale quelli finanziarii. Difatti ottenne con gì*ivi riportati capitoli l'attribuzione temporanea delle gabelle ed imposte, con la condizione però di dovere la città stipendiare gli ufficiali dell' Acquaviva. Già per lo innanzi essa aveva salariato i costui fanti, il che giovò a farle avere la suddetta attribuzione. Così pure la città riscuoteva i proventi giudiziarii, e nel tempo stesso aveva l'obbligo di sborsare ogni anno ducati duecento (in luogo dei cencinquanta erogati a' tempi del padre di Giosìa), per lo stipendio del giudice criminale, ossia capitano, posto dal nuovo signore a reggere la città in suo nome.
      7. Tanto sia detto pei balzelli comunali e feudali. In quanto poi alle vicende di quelli fiscali durante tutto il resto del secolo xv e del dominio dei monarchi napoletani di casa Aragonese, ad evitare incomode interruzioni, le esporremo tutte in questo paragrafo. Varie dunque esse furono e non sempre felici, ma è uopo dire che pur costanti seguirono allora da canto di que' principi gli alleviamenti, non che i freni imposti ai troppo avidi ufficiali regii. Difatti Teramo, sempre fedele alla dinastia di Aragona ed esposta perciò a somme iatture, persino alla fame, che spense dei cittadini, e ai danni di beni e di cose, s' ebbe da Alfonso I, con privilegio-degli 8 di maggio del 1445, pubblicato per intero dal Muzii (2), rna ora non più esistente, 1' esenzione da ogni regio tributo per lo spazio di quindici anni, e senza che la città ne lo avesse supplicato e per tutto il distretto di questa, cioè i castelli di Borgo-nuovo, di Rapino, di Collevecchio e di Poggiocono. Ma, al solito di que' tempi, ne' quali il potere centrale era debole, non solo verso-i comuni e i baroni, ma anche presso i proprii rappresentanti, la città veniva molestata da questi pel pagamento della colletta di un ducato per ciascun fuoco, a cui erasi ridotta per decreto di un parlamento teramano nel 1443. Si fu allora che lo stesso re Al-
      (1) MUZII, op. e loc. ci
      (2) MUZII, op. cit., dial.
      cit. 4°.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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