Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      278 Parte IH - II comune teramano nell' évo medio.
      uopo dire che sì caldi erano i loro ufficii e sì gravi le strettezze dell'università, che persine lo stesso vescovo ch'era allora un santo, l'anconetano B. Antonio Fatati, si piegò ad accondiscendere ai voti comunali. Ma n'ebbero ed egli ed il magistrato la peggio, giacché si videro capitare una pontificia intimazione, che citava ambedue innanzi la romana curia. Il documento, che la contiene, non visto dal Palma ma pur tuttavia esistente (i), è una lettera di Giovanni di Didaco de Coca, cappellano e uditore delle cause di papa Niccolo V, diretta da Roma ai 17 di agosto del 1452, per ordine di esso pontefice, a tutti gli abati, priori, preposti, decani, arcidiaconi e a tutti gli altri preti e chierici della città di Teramo e della diocesi aprutina, con la quale loro si ordina, sotto pena di scomunica, di citare solennemente innanzi la romana curia il vescovo di Te-ramo, Antonio de Fatatis, nella sua aula episcopale, ovvero il costui vicario e i capi del comune (« regiminis»), nelloro solito luogo di riunione, purché i detti ecclesiastici stimassero quivi sicuro il loro accesso; altrimenti la citazione seguisse più solennemente nella cattedrale e nelle chiese parrocchiali. La lettera citatoria soggiunge che ciò facevasi per le suppliche rivolte al papa contro lo stabilito dall' università di Teramo, col consenso del nominato vescovo, riguardo alle tasse da pagarsi dal clero, che per lo innanzi n' era andato sempre immune. Notiamo altresì che nella parte posteriore della pergamena leggonsi due atti compiti, ad istanza del capitolo aprutino, dal notaio Betto di Antonio di Teramo, canonico apru-tino, ai 29 di agosto del 14^2: il primo è la notificazione della citazione pontificia fatta nel palazzo vescovile al vicario del vescovo, Tommaso di Aquila; col secondo viene la medesima notificata ai magnifici uomini del reggimento della città di Teramo nel palazzo di loro residenza, i quali nomavansi: dottor Gerardino di S. El-pidio, Giacovello di Lelio di Nanni, Giacomo di Pietro di Giacomo di Matteo, Matteo di Giacomo Ciscbi, Cola di Antonio de Cultrls, Bartolommeo di Cola di Matteo e Nardo de Consortibus. Non abbiamo, posteriormente a questo documento, notizie se 1' intimazione papale arrestasse il magistrato nella sua via di gravose e generali imposizioni ed il vescovo nella vena delle sue indulgenze: ma è da credersi, specialmente per quanto riguarda quest' ultimo, che l'ingiunzione di Niccolo V sia stata obbedita.
      9. Ma per quanto i nostri antenati si adoperassero, e per lo più con efficacia, a tórsi di dosso le gravezze fiscali, pur la fre-
      (l) Arch. Com. cit., perg. n. xxvn.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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