Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. XVII- Sue vicende finanz. nel per. delle faz. e delle signorie (1388-1507).
      quenza delle guerre, che in quel secolo si succedevano le une alle altre, li ripiombava nella necessità di nuovi balzelli e d' imprevedute taglie. Cosi vedemmo (cap. xvi, § 22) che nel 1501, allorquando cioè, alla calata di re Ludovico XII di Francia in Italia, Teramo sempre fedele ai monarchi d'Aragona, non volle alzare il vessillo di quella nazione, si trovò essa sottoposta ali' allora enorme taglia di diecimila ducati. I nostri, non sapendo come cansare siffatta sciagura, si appigliarono al saggio partito di temporeggiare: e fu la loro salvezza; giacché, mentr' essi procrastinavano il pagamento, le sorti francesi caddero nel regno e Teramo andò libera da quell'oppressione, come scrive il Muzii (i).
      10. Vincitori gli Spagnuoli, altro benefizio s' ebbe la città nostra da Ferdinando il Cattolico col privilegio dei 12 di marzo del 1507, già da noi esaminato (cap. xvi, § 22), giacché le fu rimessa la metà del suo debito fiscale e l'altra metà concesso potesse pagare con pannilani, la cui industria era ancora fiorente tra noi, in mezzo a tante disdette.
      11. Quando poi nell'agosto di quell'anno 1507 Teramo divenne, come narrammo (cap. xiv, § 22), appannaggio della vedova regina Giovanna, ebbero nuovo vantaggio le sue condizioni finanziarie, giacché, col costei atto dei 7 di settembre ivi riferito, ottenne la città la conferma, fra altro, dei diritti d' imporre balzelli, di dividere i pesi fiscali con Miano, Fornarolo e Ripa-Rattieri. È pur d'uopo qui mentovare che durante la dominazione di quella regina, dal 1507 al 1518 cioè, le vicende finanziarie del nostro comune debbono chiamarsi, a confronto di quelle che precedettero e che seguirono il reginale governo, prosperose. Esso difatti potè mantenere intatta, in mezzo alle gravezze del resto del regno, caduto già fra le unghie spagnuole, l'antica imposta dello Stato, che era di quindici carlini per ciascun fuoco ed immutata la gabella del sale. Il tributo poi annuale municipale non andava oltre i mille-dugento ducati, secondo c'informa il Muzii (2). Né qui si arrestava il benefizio ; che anzi quella somma, giusta lo stesso autore (3), era in parte soddisfatta con la consegna di pannilani : il che non poco doveva giovare ali' antica industria teramana.
      (1) MUZII, op. cit., dial. 5°.
      (2) MUZII, op. cit., dial. 6°.
      (3) MUZII, op. e loc. cit.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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