Il Comune Teramano di Francesco Savini
2 04 Parte III - II comune teramano nell1 évo medio.
mostra il tipo co' variati nomi, appunto come nell'Italia del mezzo, di bolognino, baiocco, cella, quali appaiono negli ora citati documenti del teramano archivio di S. Giovanni. E ciò è assai notevole, perocché, mentre noi eravamo nel regno, usavamo il soldo italiano, e non il napoletano grano, a tre de' quali si agguaglia dagli statuti il soldo (1. V, r. i): esso poi dividevasi in 12 denari come varii luoghi di quel codice ci ammaestrano (1. Ili, i. 20; IV, r. 81 e V, r. i). Il denaro battevasi a parte, e noi anzi abbiamo un argomento che ciò seguiva in Teramo durante questo periodo. Difatti recentemente il senatore Marignoli di Roma acquistò un quattrino o danaro, che noi descrivemmo in un giornale (i). Esso ha nel diritto una crocetta nella sommità con la scritta Dux Adrianus, nel rovescio una crocetta simile in cima, con in giro l'iscrizione de Teramo; nel mezzo una croce patente. Il duca d'Atri è qui An-drea Matteo d'Acquaviva, che dominò in Teramo dal 1397 al 1407, e il de Teramo indica il luogo della coniazione, siccome appunto mostra il De Minicis (2) di una simile moneta acquaviviana coniata in Ascoli, quando il predetto Andrea Matteo n'era vicario pontificio. Questo quattrino è per noi preziosissimo, perché è 1' unica pruova dell'esistenza di una zecca teramana (3). Ma passiamo a narrar dei pesi correnti allora tra noi.
&) De' pesi era il tipo, siccome negli statuti (1. IV, r. 86), il marco lucchese, seguendo noi in ciò F uso generale d'Italia. Esso serviva a pesare i metalli fini ed ordinarii (ivi); invece la carne ed il pesce vendevansi al peso napoletano del rotolo, il quale constava di tre libbre (1. IV, rr. 100, 123) e talvolta di quattro (1. IV, r. 97). In quanto agli instrumenti per pesare, v' avea pei grandi oggetti la stadera (1. IV, r. 90) e pei piccoli i saggiuoli (1. IV, r. 89). Il comune inoltre eleggeva un mercante legale per verificare i pesi e puniva per centra i fraudolenti (ivi).
e) Ed ora delle misure : per quelle di lunghezza capitiamo tosto nella canna napoletana, che, per dirsi spesso tale e per adoperarsi solo pei panni, ci si mostra non nativa ma importata (1. IV, r. 88) ; essa doveva dividersi in otto palmi, ognuno de' quali equivaleva a 0.264 millimetri attuali. Il passo doveva essere invece la
(1) La Provincia di Teramo, n. dei 25 marzo del 1888.
(2) DE MINICIS, 'Numismatica ascolana, Fermo, 1853, pp. 16 e 50.
(3) II eh. dottor Ambrosoli, direttore del museo .numismatico di Brera in Milano, ci avverte che un altro simile quattrino teramano è pur venuto alla luce più tardi.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (306/635)
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