Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. XVIII - Sue condizioni nel per. delle fazioni e delle signorie (1388-1307). 287
, ^ ^c) Ed ora alle industrie ed alle ara fiorenti allora in Teramo. ^ ''' '*** ^' La principale era, come pel passato, 1' arte della lana, e perciò essa svegliava le maggiori cure del nostro comune. Essa, che sin dai tempi romani costituiva, come già vedemmo (cap. v, § 4), un collegio municipale, e che nel 1304 godeva, siccome pur dicemmo (cap. xiv, § 13), speciali privilegii, fioriva anche in questi tempi agitatissimi, e ce ne fa fede il citato Campano allorché scrive (i) : « .cives variis artibus, in primis lanificio, et mercaturis dediti ». Si era dunque perciò che gli obblighi degli artefici e dei mercanti di lana venivano con molta diligenza inculcati dalle nostre leggi, tanto più che queste ci mostrano e i molti mercanti forestieri attratti in Teramo da qiiell' arte e i varii artefici che vi attendevano. Difatti vi vediamo regolati gli obblighi delle filatrici, de' tessitori e delle tessitrici (I. IV, r. 93), dei gualcherai, tiratori, cardatori, purgatori e tintori (1. IV, r. 69); pei quali mantenevansi le opportune gualchiere, i tiratoi e le tintorie (ivi). Godevano essi inoltre speciali privilegii, giacché ciascun forestiere poteva introdurre in Teramo i panni per lavorarli, e i lanaiuoli avevano piena libertà de' loro mestieri (1. IV, r. 69). Per favorire poi il commercio della lana, gli statuti concedevano ai Fiorentini, ai Sanesi, agli Aretini ed ai Perugini l'esenzione perpetua da ogni dazio sia nel far contratti e nell' esercizio de' loro negozii e sia nell' estrarre la mercé dalla città (1. IV, r. 135). I nostri poi non trascurarono mai, anche negli ultimi anni di questo periodo, di promuovere cotesta industria: vedemmo difatti (cap. xvn, § 11) nel diploma del 1507, tra le altre concessioni ai Teramani, la facoltà loro accordata di saldare i proprii debiti col fisco in parte anche co'pannilani: il che doveva certo giovare all'incremento di quell' arte fra noi. E passando agli altri artefici, diremo che molte erano le forme e le misure che dovevano serbare i seguenti : orefici (1. IV, r. 87) (2), fornaciai (1. IV, rr. 81, 84), beccai (1. IV, rr- 97» 99> I00> I02J I05> I0^> I07)> pescatori (I. IV, r. 124), tavernai (1. IV, rr.'éj, 122, 169), mugnai (1. IV, rr. 70, 71, 72, 75), fornai (1. IV, rr. 77, 78), frantoiani (1. IV, rr. 81, 82) e calzolai (1. IV, r. 26).
d) Pel maggiore e più facile spaccio di tutte queste merci
(1) CAMPANI, Epist., lib. I, epist. iv, Lipsiae 1707.
(2) A proposito dell' oreficeria teramana del secolo xv, noteremo qui che esiste nella cattedrale di Bitonto un magnifico calice d'argento dorato e smaltato col marchio TER. recentemente illustrato dal signor Eustachio Rogadeo di Torrequadra (Bitonto, Garofalo, 1893), il quale però, non ci persuade il perché, lo attribuisce a Nicolo d! Guardia Grele,
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (309/635)
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