Il Comune Teramano di Francesco Savini
2oo Parte III - II comune teramano neT évo medio.
erano necessari!, oltre i fondaci ordinarii ad esse addetti, i mercati e le fiere. In quanto alle ultime, oltre le fiere di Pentecoste e di S. Domenico, instituite, come vedemmo (cap. xiv § 2), nel precedente secolo xiv, pel presente xv sappiamo che ai 4 di febbraio del 1426 la regina Giovanna II, con un atto tuttora esistente (i), concesse alla città nostra la fiera, detta di san Michele, da celebrarsi durante quindici giorni, incominciando dagli otto di maggio, nella piazza del mercato e con l'immunità ai venditori e ai compratori da ogni gabella e con la franchigia da ogni dazio a favore delle merci regnicole e forestiere. Notiamo qui che, mentre questa ultima fiera non esiste più (2), si fanno invece le altre due, ma per un sol giorno.
In quanto poi al mercato, dopo aver detto altrove (cap. ix, § i) che dell' antichissimo mercato del sabato in Teramo esistono ricordi autentici fin dal 1235, esporremo qui ciò che provvedevano gli statuti del 1440 a tal proposito. A farlo riuscire popoloso essi vietavano ad ognuno del territorio teramano l'andare alle fiere ed ai mercati, che seguissero nei luoghi distanti meno di dieci miglia dalla città e non mai poi nella vigilia e nel giorno del mercato di Teramo (1. IV, r. 46); era pur proibito ai cittadini ed ai forestieri lo starsi alle porte della città nel venerdì e nel sabato per comprare pelli, cacio, uova, polli o altra cosa che s'introducesse per la vendita in Teramo (1. IV, r. 59). Abbiamo inoltre un diploma di re Alfonso I dei 6 di maggio del 1448, citato dal Palma (3), ma ora perduto, che fra altro vieta, a maggiore fio-rimento del mercato sabatino nostro, ogni sequestro, rappresaglia ed esecuzione per qualunque debito, anche fiscale, nei giorni di venerdì, di sabato e di domenica. Anche più tardi, col privilegio del 1507 da noi ricordato (cap. xvi, § 23), siffatto mercato viene assicurato « libero e franco ».
e) Ma non bastavano agli operosi Teramani d' allora cotesti privilegii e assicurazioni a vantaggio del loro piccolo commercio, che essi volevano altresì promuoverlo mercé trattati commerciali coi vicini comuni. Noi difatti abbiamo esaminato più indietro (cap. xvi, § 16) una di simili convenzioni stretta con Atri nel
(1) Afch. Com. di Teramo, perg. n. xxv.
(2) Essa più tardi (v. cap. xxm, § 9) si compenetrò, per dir cosi, in quella più antica di Pentecoste. E, cosa notevole, questa si noma volgarmente ancora oggi fiera di maggio, quasi a ricordo di quella abolita di S. Michele, che cadeva agli 8 di maggio.
(5) PALMA, op. cit., voi. II, p 125.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (310/635)
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