Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Parte III - II comune teramano nell' évo medio.
      detta dal Muzii (i) della Quercia, la quale, prima dell' epoca di costui, innalzavasi presso la chiesa di S. Giuseppe.
      e) A complemento delle fortificazioni delle mura e delle torri, Teramo aveva, o meglio ebbe, fino al 1462, due cittadelle: l'una, più antica, che esistette nel centro della città al luogo ora detto largo della cittadella, o, a foggia dialettale, chiarella, e che fu abbandonata, siccome dicemmo (cap. xiv, § 4), al principio del secolo xv; e 1' altra nuova e più solida, che vedemmo (cap. xvn, § 4) costruirsi a porta S. Giorgio nel 1410 e poi andar distrutta per mano del popolo, furioso contro le tirannidi feudali, nel 1462 (cap. xvi, § io).
      /) Oltre i due maggiori ponti sul Tordino e sulla Vezzola, esistenti anche, come si è detto (cap. xiv, § 4), nell' anteriore secolo xiv, gli statuti (1. IV, rr. 15 e 34) ci parlano altresì del ponte dei canali (de canalibus'), così detto dalle gore dei mulini che tuttora vi scorrono dappresso, e ora soprannominato degli impesi o impiccati, perché là sotto fino agli ultimi tempi si appendevano i condannati alle forche. Se ne vede tuttora un arco al disotto di porta Vezzola ed era rimasto, giusta il Palma (2), integro coi suoi due archi fino al 1727. Il comune curava tutti questi ponti, affidandone la custodia ai pontonai (pontoneriì) (1. IV, r. 1 8) e mantenendoli a proprie spese e con le opere personali obbligatorie, in quanto al trasporto dei materiali (1. IV, r. 21). Lo statuto (1. IV, r. 20) provvedeva pure ai ponticini (pontes parvi), obbligando i privati a costruirli e a mantenerli nei loro accessi sulle vie pubbliche.
      g) Ed ora delle piazze. Lo stato delle tre principali durante questo periodo cel porge il celebre Campano nella sua lettera descrittiva di Teramo (5) in questa foggia: « primum (forum), in « quo animalia, alterurn in quo merces veneunt, tertium a tergo «macellarii», ove a noi paiono sicuramente indicate le tre attuali piazze che circondano il palazzo vescovile, nella prima la grande detta di sopra, o Vittorio Emmanuele, nella seconda quella chiamata dagli statuti (1. IV, r. 50) fori, ossia del mercato, e dai moderni piccola o di sotto o, con nome ufficiale, Cavour, e nella terza finalmente la piazza del macello ora detta della verdura, perché di questa ivi si fa spaccio. Gli statuti (1. IV, r. 1 14) parlano in plu-
      (1) Muzii, op. cit., dial i° in fine.
      (2) PALMA, op. cit., voi. Ili, p. 310.
      (3) CAMPANI, Epistolac, lib. I, episi. IV, Lipsiae, 1707.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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