Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. XVIII - Sue condizioni nel per. delle fazioni e delle signorie (1388-1507).
rale delle plateis publicis de macello, nelle quali dovevansi ammazzare e vendere gli animali; ma non sappiamo se v* è compresa la mentovata dal Campano. La piazza del mercato dicevasi talvolta del trivio (Tritii), per essere a questo prossima, e ce ne fa fede un atto dei 31 maggio del 1499(1). Della piazza di S. Croce, rispondente al presente largo del Cannine, si è già fatta menzione (cap. xiv, § 4). Infine di un' altra piazza si fa parola negli statuti (1. IV, r. 49), di quella cioè di S. Spirito, che tuttora si allarga dinanzi la chiesa di tal titolo. Le nostre leggi' municipali stabilivano che 1* ammattonamento delle due principali'piazze spettasse al giudice civile (1. I, r. 9) e regolavano l'occupazione delle medesime pe' mercanti (1. IV, r. S). Oltre le piazze gli statuti citano (1. Ili, r. 22) i larghi o piani (plani), così detti perché posti fuori di città, vietandovi i giucchi pericolosi alle persone e dando i nomi dei medesimi : S. Agostino, S. Angelo delle donne (ora Madonna delle grazie) e S. Benedetto, ora de' cappuccini.
/;) Le strade poi, tra cui storica e principale era ed è il trivio, già da noi ricordato (cap. xiv, § 4) non che dagli statuti (1. IV, r. 50), davano materia alle cure del magistrato, il quale provvedeva allo sgombero loro, quando erano occupate dai materiali delle prossime fabbriche (I. IV, r. 22), intimandolo ai proprietarii di queste entro il termine di otto giorni. AH' epoca degli statuti non si parlava del come andassero selciate le strade, ma solo in essi si provvedeva che i malonarii dovessero fabbricar mattoni prò matonando plateis. In ogni modo, allo scorcio del secolo xv, quando cioè scriveva il Campano (2), costui ci rivela che della città « pars coctilibus strafa est, pars compactis acquata lapidibus ». Dunque allora le vie teramane erano in parte selciate a pietre e in parte a mattoni.
i) Anche delle fontane si occupava il cittadino maestrale, che, distinguendole in pubbliche e in vicinali, vietava coprirle o guastarle (1. IV, r. 19); ne regolava la nettezza (1. IV, r. 28), e manteneva a proprie spese le fontane pubbliche poste sui fiumi Vezzola e Tordino (1. IV, r. 2 1). Esse allora erano assai più frequenti che non sieno oggi ed il Campano intorno al 1470 scrive (3) : « singulis portis singuli « fontes exsudant, uberrimi omnes et periucidi » . Gli statuti intanto menzionano (1. IV, rr. 20 e 28) le fonti seguenti : adolia, di cui ab-
(1) Arch. di S. Gio. in Teramo, perg. n. 84.
(2) CAMPANI, op. e loc. cit.
(3) CAMPANI, op. e loc. cit.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (319/635)
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Campano Tritii S. Croce Cannine S. Spirito S. Agostino S. Angelo Madonna S. Benedetto Campano Vezzola Tordino Campano Arch S. Gio Teramo Croce Spirito Agostino Angelo Benedetto Gio
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