Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Parte III - II comune teramano nell' évo medio.
      al palazzo, ci sembra chiaramente additata, nel quartiere (già sestiere) di S. Leonardo, nelle tre strade pubbliche (in cui per brevità di dizione dev' esser compresa la suddetta piazza) e nella proprietà (reni) privata, tutte condizioni che si verificano ancor oggi, 1' ubicazione del palazzo comunale del secolo xv identica a quella dell* attuale edifizio municipale. Posto in chiaro tutto ciò, è uopo notare che l'Antinori (i), citando un instrumento dei 1 6 di maggio del 1454, scrive che il sestiere di S. Leonardo « era cospicuo pel « cortile delle cause civili, per la loggia della città, presso il convento di S. Agostino, e per le case della città stessa». Ora in questa citazione l'Antinori dev'essere incorso in un errore, per quel che riguarda la prossimità del palazzo a S. Agostino ; giacché se il palazzo comunale appare ne' documenti sempre posto nel sestiere di S. Leonardo, ove pure l'Antinori qui lo mette, non poteva esso quindi trovarsi presso la chiesa di S. Agostino, ch'era ed è nel sestiere, oggi quartiere, di S. Giorgio.
      Ma oltre il palazzo del civile, gli statuti citano altresì quello cri-miiialium; che poi questo sia stato un altro, essi ci provano con questa frase in palatiis civilium et criminalium. Ora, siccome la giustizia criminale esercitavasi dal regio capitano, ossia governatore, di Teramo, così dobbiamo credere che la residenza di costui (la quale del resto non sappiamo ove allora si trovasse) fosse appunto la casa del criminale.
      /) Accenniamo ora alle case private. Non è a domandare quanto queste si abbellissero e crescessero in un' epoca, in cui gli incendii, le ruine e la conseguente diminuzione degli abitanti do-veano indurre all'abbandono delle case esistenti. Difatti, tranne qualche misero pezzo architettonico portante ancora il triste numero di quell'epoca, non ci appare alcuno notabile edifizio da additare ali* attenzione del lettore. Si è perciò che allora 1* autorità cittadina tendeva con le sue leggi ali' aumento delle case invitando, mercé sei uomini ali' uopo scelti nelle ville del territorio dal consiglio (1. I, r. 9), gli abitanti di esse a costruirsi le case in città, ed insieme vietando a chiunque l'abbattimento delle proprie dimore (1. Ili, r. 12). Né essa si teneva paga a ciò, che impetrava dal regio potere vantaggi per chi volesse riedificare. Di vero il Muzii (2) cita un mandato della regina Giovanna dei 4 di febbraio del 1426 che, ad istanza dei rappresentanti di Teramo, libera da ogni peso
      (1) ANTINORI, Mem. mss. cit., art. Teramo, ad an. 1425.
      (2) MUZII, op. cit , dial, 4°.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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