Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. XIX - Suo organismo nel per. delle fazioni e delle signorie (1388-1507). 3^3
forniscono i suddetti statuti, quelle che riguardano le mentovate arti. Non troviamo intanto in essi alcuna traccia di corporazioni legali di arti, che con le loro leggi e mercé i loro capi, siccome ci ammoniscono il grande esempio di Firenze e quello vicino dell'Aquila, reggevano le sorti del comune. Nonpertanto in un luogo de' nostri statuti (1. I, r. 43), provvedendosi all'elezione dei procuratori delle feste religiose in città, si stabilisce che se ne dovevano scegliere quattro buoni ed idonei « de qualibet arte diete « Civitatis, videlicet licteratorum hominum mercatorum et quorumcunque aliorum artificum ». Ora questo tratto, se ci mostra una cotale divisione delle arti allora esistente in Teramo, quali i letterati, i mercanti e gli artefici o artigiani che vogliansi dire, non ci prova però che vi fosse una vera e legale divisione di classi od arti, quale negli esempii succitati, e ciò specialmente stimiamo per la frase indeterminata « quorumcunque aliorum artificum », che confonde troppo le varie specie di artefici per poterne trarre la divisione di questi in classi distinte; siccome appunto seguiva nell'Aquila, dove esse erano cinque, e così determinate : i letterati, i mercanti, i pellai, i metallieri, i militari o nobili (i). In ogni modo per le riferite parole conviene anche in Teramo riconoscere la divisione, diciamo così, sociale, e, se non proprio legale, almeno tanto specificata di dette arti, da potersene nella riferita frase notai-tré : letterati, mercanti e artefici, e sì che gli statuti ne ammettevano la rappresentanza nella piccola magistratura comunale che provvedeva alle feste, e la quale senza meno ci richiama all'epoca più felice e libera del secolo xm, in cui le arti doveano costituire quelle potenti corporazioni che reggevano il governo municipale; di che certo avremmo maggiore certezza se non fossero andati sperduti gli statuti del secolo xnr, già da noi mentovati (cap. x, § 14). Notiamo intanto che nemmeno in questo luogo degli statuti, siccome in niun'altra memoria de' periodi precedenti, giusta osservammo (cap. xir, § 15 e cap. xv, § 16), v'ha ricordo di nobili che influissero sul nostro governo cittadino, il quale anche nel presente periodo ci si manifesta prettamente democratico. Difatti, mentre nella vicina Aquila, ove fiorivano cospicui casati di nobili, v'avea posto per essi nella quinta arte (nobiììs vel militaris), invece a Teramo, dove vivevano anche allora baroni con feudale
(i) Cf. E. CASTI, « Le riforme nella costituzione del magistrato aquilano dal 1270 al 1800», in Bollettino della Soc. Star, patria, Aquila, fase, luglio 1889, pp. 102-135.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (325/635)
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