Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      ^20 Parte III - II comune teramano nell'evo medio.
      allora le due attuali ulteriore I e II ossia di Terarno e dell'Aquila) e dai maestri razionali e in Teramo dal regio capitano, come am-maestranci i detti statuti (1. IV, r. 141). L' azione del comune poi in faccia a tali magistrati era, come portavano i tempi, di difesa; giacché, oltre il vietar 1* adire i regii tribunali per le cause civili di competenza del giudice cittadino (1. II, r. 19), rifaceva di proprio le spese sostenute dai Teramani citati a que' tribunali (1. IV, r. 141) e sostituiva con altre persone i proprii ufficiali, quando questi andavano oppressi dai regii magistrati d'incarichi gravosi (1. I, r. 142).
      2. Alla regia giurisdizione teneva dietro allora quella feudale, eh' era pur varia, come vedremo. Ma -occupiamoci in prima di quella più efficace, ch'era de' signori della città, i quali furono diversi, siccome narrammo (cap. xvi, § i) e che qui, per maggiore chiarezza del racconto, annovereremo per ordine cronologico:
      Antonello di Valle, 1388-1390;
      Antonio di Acquaviva, conte di S. Flaviano, 1390-1395;
      Andrea Matteo di Acquaviva, figlio del precedente e duca di Atri, 1395-1407;
      Braccio de' Fortebracci, conte di Montone e signore di Perugia, 1420-1423;
      Giosia di Acquaviva, figlio di Andrea Matteo, 1424-1438;
      Francesco Sforza (poi duca di Milano), 1438-1443;
      Giosia di Acquaviva (la 2' volta), ultimo signore, 1459-146'!.
      Conviene ora distinguere siffatte dominazioni in due specie, quella, diciamo così, di natura italiana, o cittadina che vogliasi chiamare, eh' era la tirannide di un individuo che, senza riguardo ai diritti preesistenti di alcuno, re, vescovo o comune che fosse, assumeva di solo proprio arbitrio ogni podestà: tale era quella di Antonello di Valle che tenne, siccome narrammo (cap. xvi, § i), in pugno il potere regio, vescovile e comunale, e tale altresì in certo modo (perché in parte arbitraria e in parte riconosciuta dalla regia autorità) quella di Giosia d' Acquaviva, durante il suo primo periodo (1424-1438). L'altra specie era di natura prettamente feudale; ma anche questa è uopo pure suddividere: v'avea difatti de' signori, i quali per altro s'impacciavano poco o nulla delle cose nostre, tenendosi paghi ad un semplice capitano in Teramo pari a quello regio: cosi fecero Braccio da Montone (1420-1423) e Francesco Sferza (1438-1443); anzi quest'ultimo tanto poco se ne immischiò, che seguì appunto sotto di lui la compilazione degli statuti teramani del 1440 e con tanta libertà che una rubrica dei


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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