Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      33^ Parte IV - II comune teramano nell'evo moderno.
      e con 1' esaurimento delle forze comunali nelle lotte intestine e sotto le private signorie, seguirono la rovina economica e quella politica e quindi la decadenza degl' instituti municipali, che fino allora avevano costituito 1' essenza della vita pubblica. Per noi que-st' epoca è rappresentata dal periodo che chiameremo del patriziato, giacché questo appunto resse le sorti comunali nella maggior parte della medesima, quanto è dire dal 1562, in cui esso nacque legalmente, fino al 1770, allorché quel corpo cittadino andò ancor più legalmente spento, siccome al proprio luogo narreremo (§ i i).
      Se non che, a parlare storicamente, non si può stabilire con precisione l'anno, in cui nel nostro diritto municipale cominciò ad esistere il patriziato ed ebbe quindi principio il periodo, che noi da esso intitoliamo; e se noi l'incominciamo qui col 1507, non è perché noi sappiamo questo si fosse appunto l'anno, in cui si compì quel fatto, sibbene perché per noi segna 1' entrata nell'evo moderno proprio il 1507, quando cioè, cessando e l'opera e il nome delle fazioni, eh' erano il principale elemento della storia medioevale, noi ci muoviarno, siccome già narrammo (cap. xvi, § 24), nelle onde dense e tranquille della vita moderna. E, sebbene da una parte il 1503 noti pel regno il fine della sua autonomia e dall'altra il 1518 sia per la nostra storia particolare, come ora vedremo, il primo anno dell'oppressione spagnuola, ciò non ostante, pei suddetti argomenti, la cessazione delle signorie e delle parti deve fissare, nei nostri annali, il termine dell' évo medio e il cominciamento di quello moderno.
      Frattanto è qui luogo di narrare che il breve e felice interregno che, come scrivemmo (cap. xvi, § 23), incominciò per noi nel 1507 con 1' appannaggio della regina vedova Giovanna e cessò con la morte di questa nel luglio del 1518. Tornò allora Teramo ad esser demaniale; ma questa volta, ahimè! tale qualità non era, come pel passato, desiderabile ai Teramani in faccia alle minaccie di private signorie, e perciò essi, siccome narrano Muzii (i) e Brunetti (2), piansero assai quella morte. Ed ebbero tosto a sentirne le conseguenze e nei danni economici e nei pericoli feudali, di che poi ai relativi capitoli (xxai e xxiv).
      2. Ma rientriamo nel tema del presente capitolo, che è di narrare 1' origine, lo svolgimento e la fine di quella riforma, a dir
      (1) MUZII, op. cit., dial. 6°.
      (2) BRUNETTI, Montini, aprut., lib. II, Itiner. I, cap. n, p. 69, ap. ANTINORI, Mem. mss. cit., ad an. 1518.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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