Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      334 Parte IV - II comune teramano nell'evo moderno.
      « tuttavia in mano di due, e talvolta in mano d' un solo, e « sebbene quell'antica maniera era durata tanti anni, pure cominciò a parere dispotica e spesso inutile. Per nuova detenninazione (nel 1562) fu levato via e fu fatta un' elezione di quarantotto Cittadini dei migliori, dai quali ogni due mesi si o sceglievano quattro, perché risedessero in Magistrato senza precedenza fra loro, e governassero la Patria. Tale fu in principio « del nuovo Magistrato, anzi di quel ceto, che poi si denominò « de'Quarantotto ». Quest'ultimo periodo è da attribuirsi senza altro ali' Antinori, che sappiamo anzi pel Palma (i) essersi trovato appunto in Teramo nel 1766 fra le brighe dello spirante Quaran-iottismo, e non mai al Muzii anteriore, siccome vedremo (§ 7), alla costituzione di quel ceto. Ma consideriamo intanto un poco questo tratto del Muzii, giacché esso ci da non iscarso lume sul fatto importantissimo della nostra storia comunale, che mutò la vecchia costituzione della città e ne cagionò un' altra, che la resse sin quasi ai nuovi tempi. Notiamo in prima che il cronista teramano chiama economico il governo municipale, perché le maggiori incombenze di questo erano di natura economica, siccome dimostrano anche gli statuti del 1440 (2). Più ancora è da rilevarsi il narrar che ci fa il Muzii il nostro potere cittadino essersi ridotto in mano di uno o di due con sembianza di dispotismo. Ciò ci mostra senz'altro il grado di decadenza, a cui erano discese le instituzioni comunali in Teramo e « tanti anni » innanzi al 1562 e quindi sin dal principio del secolo xvi, quando appunto noi incominciamo in queste pagine, con 1' èra moderna, il periodo del patriziato. E tutte le guarentigie, rifletterà qui il lettore, che ah' esercizio della podestà comunale e dèi diritti cittadini assicuravano le patrie leggi e che noi abbiamo considerato nel cap. xix, ove se n' erano ite ? Era cosi allora senza dubbio segnata la fine della libera vita comunale! E il rimedio, che poi adottossi, era conforme sì ali' epoca, tendente al governo di pochi ed ottimati, ed anche allo stato nostro cittadino, ma sanzionava insieme la caduta di quel governo a popolo che pur sino allora, con variate ed anzi infelici vicende, aveva retto le sorti della nostra città.
      3. Ma questa riforma non subito ebbe salda consistenza edparte II inedita dei « Dialoghi delle cose curiose » del MUZII, e proprio il dial. i' a p. 61.
      (1) PALMA, op. cit., voi. Ili, p. 226.
      (2) FR. SAVINI, Studio sugli Statuti teram. del 1440, Firenze, 1889, p. 21.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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