Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. XXI - Sua costituzione oligarchica nel per. del patriziato (1507-1770). 337
ci appare non solo il bisogno sentito da lui, eh' era forse tra quei privilegiati, di giustificare, al cospetto delle critiche, pubbliche allora siccome in ogni tempo, sulle novità, coleste restrizioni di cittadini diritti, ma anche il convincimento che queste instituissero, per la prima volta tra noi, un ceto novello ed una specie di governo aristocratico. E noi conveniamo che di questo ultimo, che meglio direbbesi oligarchico, veramente sia stata cagione la riforma della costituzione comunale ; ma in quanto al nuovo ceto, nel senso che esso sin dal principio della medesima siasi formato, coi diritti ereditarii municipali, noi ciò non crediamo e ne daremo le prove al proprio luogo più innanzi (§ 7). In ogni modo, checché si voglia pensare di siffatte nostre considerazioni, resta sempre fermo che l'atto legale, che dette fin d' allora origine al futuro patriziato municipale teramano, fu l'or narrata riforma oligarchica del nostro governo -cittadino, la quale, iniziata nel 1562, sospesa per due anni nel 1572, fu definitivamente adottata nel 1574.
4. Ma se al fatto legale che produsse quelP instituzione cittadina, che noi abbiamo il diritto (checché si voglia dire in contrario) di chiamare vero patriziato municipale, può assegnarsi un'epoca sicura, non con eguale precisione può fissarsi il tempo, in cui il diritto di sedere in consiglio divenne ereditario in un determinato numero di famiglie teramane. Ciò senza dubbio seguì, come vedremo, lentamente ed insensibilmente; inala tendenza al privilegio ed alla preminenza è naturale ali' uomo e quindi antica quant' esso. Né per ciò di tanto devono mancare vestigie fra noi : e difatti, prima ancora della riforma del 1562 e del successivo privilegio gentilizio, in cui quella s'incarnò e si perpetuò, appare tra noi una cotale preponderanza d'ottimati, e ciò ad onta della forma del tutto popolare della nostra costituzione municipale. Invero negli statuti del 1440, che la contengono, si scorge appunto una prelezione d'individui non pure pel consiglio, ma per lo stesso più numeroso parlamento, allorquando ivi (i) si stabilisce che le duecento persone, che doveano far parte di quest'ultimo, siano scelte « de melioribus et ditioribus » di Teramo e delle sue ville e castelli. Dunque persine nei tempi della maggiore e più democratica vita comunale si nota questa tendenza alla scelta de' più ricchi cittadini pel maneggio della cosa pubblica in Teramo. In questo scorcio del secolo xvi poi, di cui stiamo narrando, la scarsezza degli abitanti, l'atonia pubblica e l'imitazione altresì delle
(i) Statuti cit., lib. I, rubr. 24.
SIVINI, // comune teramano. 22
| |
Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
|
Pagina (359/635)
|
Teramo Teramo Statuti
|