Il Comune Teramano di Francesco Savini
33° Parte IV - II comune teramano nell' évo moderno.
altre città del regno, che stabilivano i famosi seggi chiusi a prò dei nobili nel governo comunale, spinsero ancor più i nostri ad instituire quella riforma oligarchica, che più tardi dette campo al patriziato municipale. Ma non pei ragione di siffatta prelezione si deve credere ad un privilegio di nobili nella partecipazione alla cosa pubblica in Teramo anche quando essi vi esistevano : difatti noi, nell'esaminare le consuetudini nostre giusta gli statuti del 1440, abbiamo veduto (cap. xix, § i e xx, 3) che i nobili fra noi (tranne che in faccia ai loro vassalli), in quanto ai diritti comunali, erano considerati né più né meno degli altri cittadini. Ora se ciò seguiva nel 1440, quando a Teramo si contavano ancora nobili feudatarii, molto meno se ne poteva tener conto nello scorcio del secolo xvi, allorché essi non più vi erano, come qui innanzi vedremo. Senza dubbio poi, a parer nostro, se vi fossero stati in quest' ultima epoca, sì propizia a simili privilegii, sarebbero rimasti fin dal principio inclusi nel novero dei quarantotto elegibili, di cui abbiamo discorso, e che per parecchio tempo furono scelti solo tra i meliores et ditiorfs. Il fatto di Barletta più avanti citato (§ 6) ammaestri.
5. Si è appunto per ciò che per noi la cagione di tal fatto, piuttostochè giuridica (ossia derivante dalla natura democratica, allora certo non più vigente, delle nostre leggi municipali), deve apparirci storica, nascente cioè d^alla mancanza in Teramo, in quella seconda metà del secolo xvi, di un ceto nobile. Di che noi possiamo addurre le prove e con la testimonianza degli storici contemporanei e con quella dei documenti. Sia la prima del Muzii tanto sincero quanto coevo a que' fatti : egli in due scritti esce a lamentare la mancanza di casate nobili e feudali, considerandola come una delle cagioni della minorata ricchezza e prosperità cittadina; in uno (i) parla della « estintione di tutte le famiglie «nobili »; e notisi bene quel tulli che già seguiva a'tempi suoi: nell' altra sua opera poi più nota (2) annovera a dirittura quelle spente casate nell' ordine seguente : « Melatini, Paladini, De Valle, lacobelli, Tizzani, Gualtieri, Fazii, e Lelii ». Né a tanto si può opporre quel che il Muzii stesso, come abbiamo sopra (§ 3) riferito, scrive intorno ad un ceto e ad un governo aristocratico che potessero esistere allora fra noi, giacché ivi abbiamo a quelle frasi dato il giusto valore. Ma passiamo alla seconda prova, dei documenti, che nel presente caso sono gli atti autentici comunali
(1) MUZII, Dia/, di cose curiose.
(2) MUZII, Star, di Teramo, dial. 3°.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (360/635)
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