Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. XXI - Sua costituzione oligarchica nel per. del patriziato (1507-1770). 339
      del secolo xvi ancora esistenti e che noi abbiamo diligentemente esaminato. Ne possediamo due volumi: uno, contenente gli atti degli anni 1552, 1553 e 1554, serbasi nelle nostre mani e venne già da noi utilizzato in una rivista storica paesana (i) e verrà largamente analizzato più innanzi (cap. xxvn), allorché daremo conto dell'organismo del comune teramano durante il periodo del patriziato. L'altro volume, che racchiude gli atti comunali degli anni 1560, 1561, 1562 e 1563, in carte numerate 167, conservasi tuttavia (2) e fu a lungo esaminato dal Palma (3). Ora in nessuna di queste due raccolte scorgesi traccia di un ceto di famiglie nobili in Teranio o di privilegio comunale che l'ornasse. E vaglia il vero. Prendasi dunque in mano il primo registro, ove per quel triennio 1552-54 rinvengonsi atti comunali d'ogni genere: relazioni di parlamenti, di consigli, decreti di questi due corpi e del magistrato e via dicendo ; ebbene in essi non appar mai la distinzione dei cittadini per classi di nobili e di plebei o di patrizii e di popolani e neppure il più lieve accenno a diritti e privilegii ereditarii per gli uffici comunali: vi si scorge, è vero, talvolta la distinzione tra ricchi e poveri, ma ciò soltanto per necessità, allorquando cioè 1* equa distribuzione dei balzelli richiede tale classificazione. Ma quando si tratta dell' elezione de' consiglieri e de' magistrati n'on vi si trova mai la più lontana allusione ali' e-sistenza di un ceto nobile o all'ereditario privilegio di sedere in consiglio. E quando per eccezione (la quale conferma la regola), si legge a qualche nome di consigliere appiccato il predicato di nobilis, ciò ha il valore di mera distinzione personale e storica e per nulla riferentesi ali' investimento, ereditario o no, dell' ufficio; anzi in qualche luogo di ambedue i registri v' ha contrapposto fra un predicato e l'altro; così in quello del 1552-54 (carta 17 a tergo) compaiono insieme « il nobile Mariotto Jacomelli e l'egregio Grazio « Delfico », ove il nobile è posto a denotare una delle antiche casate feudali teramane, come qui sopra abbiamo veduto essere stata la Jacomelli (4), e l'egregio a distinguere le nuove agiate famiglie cittadine, quale era allora la Delfico, che, per quelle vicissitudini delle cose e degli uomini comuni a tutt'i tempi, venivano
      (1) Bollettino della Soc. Star, abruzzese in Aquila, an. I, 1889, puntata II.
      (2) Biblioteca del Liceo in Teramo, Carte PALMA, divis. 2', t. XII. (?) PALMA, opv. cit., voi. Ili, pp. 49-54.
      (4) Veramente il Muzn (op. cit.) scrive, come abbiamo veduto qui sopra, « lacobelli », ma si sa che dicevasi tanto « lacopo e lacobo » quanto « lacomo « Giacomo », da cui deriva quel cognome.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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