Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. XXI - Sua costituzione oligarchica nel per. del patriziato (1507-1770). 343
      dotto barone Gaudenzio Claretta (i), non bastò mai a conferire la nobiltà ; il che appunto seguiva a Chieri « ove i nobili e i popolani, a quanto egli narra, partecipavano collettivamente al « governo della repubblica; pur essendovi l'ordine de* patrizi! « sempre preponderante ». Ma pur venne, per ogni città quasi, il tempo del diritto esclusivo de' patrizi!, il quale per noi, mancando, come si è detto, la precisione cronologica, è uopo fissare per analogia e con approssimazione. Abbiamo ora veduto che in generale nelle città del regno (cap. n, § 6'), e in ispecie nella vicina Aquila, il privilegio esclusivo de' nobili andò stabilito nella seconda metà del secolo xvn, ed è quindi da dedurre che altresì per Teramo tal fatto seguisse nell'epoca stessa (2). E forse potremmo con maggiore approssimazione fermare quel tempo, se le grandi lotte, insorte sui diritti al patriziato nel secolo xvui, non avessero nel seno stesso delle famiglie, che se li disputavano, mandato dispersi molti documenti comunali, appunto di questo secolo xvn, che ci avrebbero certo fornito maggior lume sulla questione dell'origine di fatto del patriziato teramano.
      8. Per siffatta guisa dunque il governo municipale erasi in Teramo concentrato a poco a poco in un determinato numero di famiglie corrispondente appunto a quello dei 48 elegibili alla civica magistratura, de' quali parlammo al principio (§ 2), si da formare alla fine del secolo xvn un vero patriziato municipale, sia poi questo stato oppur no riconosciuto, come vedremo, dal governo di Napoli. E, continuandone qui la storia, soggiungeremo che, stabilita cosi la bisogna comunale, allorquando qualcuna di dette quarantotto famiglie venisse a mancare, era sostituita da un' altra scelta fra le più civili ed agiate del luogo, le quali certo non possiamo chiamar nobili, giacché tali davvero non erano e tutt'al più potevano di-
      (1) G. CLARETTA, iYota presentata atta Commissione araldica piemontese sui patriziati municipali delle città di Mandovi e di Chieri, Torino, 1893.
      (2) Vero è che il nome di patrizio s' incontra in Teramo anche prima di quest'epoca, come a dire nella prima metà del secolo xvn. Difatti in una lapide sepolcrale, ancora infitta nel secondo pilastro del Duomo (a sinistra di chi entra) a memoria della signora Francesca de' Consorti, ne' Carosii di Amatrice, mona ai 19 di luglio del 1637, si legge: « D. Franciscae de Con-sortibus, Patritiae Teram. etc. ». Tal predicato non dee però sorprendere in un epitaffio, sempre prodigo di titoli e di lodi e in un secolo ricco di amplificazioni, qual fu il xvn. La Consorti, oggi spenta, era allora tra le più cospicue famiglie teramane. In ogni modo conviene tener conto del fatto, che mostra per lo meno la tendenza de' nostri ottimati allo stabile patriziato municipale.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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